Soglie critiche di densità e strategie preventive di controllo degli insetti

di Bruno Bagnoli
  • 21 December 2022

L’idea di creare un’organizzazione internazionale per il controllo biologico degli insetti dannosi si concretizzò per la prima volta nel 1948 quando durante l’8° Congresso Internazionale di Entomologia svoltosi a Stoccolma (08-15/08/1948), 11 specialisti di controllo biologico si incontrarono e delinearono il progetto, sotto gli auspici dell’IUBS (International Union of Biological Sciences) con il supporto finanziario dell’UNESCO.
Se a Stoccolma nel 1948 furono gettate le basi ideali di questo tipo di organizzazione, è convinzione consolidata che la prima plenaria sessione della CILB (Commission Internationale de Lutte Biologique) ebbe luogo ad Antibes (Francia) il 20 novembre del 1956.
Al di là dell’anno di nascita dell’organizzazione, che con la 5a assemblea generale svoltasi nel 1971 a Roma presso la FAO sarebbe diventata IOBC (International Organisation for Biological Control of Noxious Animals and Plants), nell’importante “International Conference on Integrated Plant Protection”, svoltasi dal 12 al 15 giugno 1973 a Vienna, la IOBC, unitamente a FAO, EPPO (European and Mediterranean Plant Protection Organization), e altre istituzioni internazionali, definirono il senso e la materia della “protezione integrata” in questi termini: “The new concept based on ecological principles may be explained as the optimum integration of all suitable techniques to achieve economical control with minimum ill effects on non-target species, the food-chain and the environment. To achieve this, emphasis is laid on: - consideration of economic thresholds; - deliberate safeguard and development of antagonisms, including habitat management; - increased use of resistant varieties (…). Special attention must be given to a multidisciplinary approach involving all relevant scientific fields.” [Boller et al., 2006, IOBC - History of the first 50 Years (1956-2006)].
Su questo fronte, scopo primario della IOBC fu quello di voltar pagina nella concezione di lotta agli insetti dannosi in agricoltura, a partire dall’assunzione che la difesa fitosanitaria dovesse essere concepita come una branca dell’ecologia applicata.
Non più, dunque, una “lotta cieca” contro i nemici delle piante con trattamenti fitoiatrici “a calendario” ma una “lotta guidata” e poi “integrata” che non avesse nell’impiego di tutti i mezzi tecnici a disposizione (chimici, fisici, biologici, etc.) lo scopo di sterminare le popolazioni dei fitofagi nocivi ma di riportare le stesse al di sotto di densità economicamente accettabili e alla portata dell’azione dei loro antagonisti naturali (predatori e parassitoidi).
Scaturirono in sostanza almeno due sistemi concettuali: quello delle soglie di densità critica (estetica, di tolleranza, di intervento, di danno economico, etc.) e quello conseguente, ovvero che nella generalità dei casi non esistono specie dannose ma popolazioni potenzialmente dannose in rapporto al loro areale di distribuzione, ambito colturale, processo produttivo, fase fenologica, valore economico, e non solo, della coltivazione e del prodotto finale.
Il concetto di soglia si è andato progressivamente evolvendo in parallelo all’ampliamento del concetto di integrazione (prima dei mezzi di difesa e poi dei mezzi di produzione) e del concetto di regolazione delle popolazioni dei fitofagi (prima “controllo” e poi “gestione”).
Nella Direttiva 2009/128/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 21 ottobre 2009 (che istituisce un quadro per l’azione comunitaria ai fini dell’utilizzo sostenibile dei pesticidi), come pure nel Decreto Legislativo del 14 agosto 2012, n. 150 di attuazione della Direttiva 2009/128/CE (che istituisce un quadro per l’azione comunitaria ai piani dell’utilizzo sostenibile dei pesticidi), fino ad arrivare alla recente Proposta di Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio del 22 giugno 2022 (relativo all'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari e recante modifica del Regolamento (UE) 2021/2115), le soglie critiche su base demografica (diretta o indiretta che sia), più spesso note come soglie di tolleranza o intervento, costituiscono un punto di forza e un passaggio obbligato per un processo di razionalizzazione degli interventi fitoiatrici che va in direzione del concetto (sempre più inflazionato) di sostenibilità e che è funzionale in maniera rilevante al “Farm to Fork” e più in generale al “Green Deal”.
Con lo sviluppo di metodi biotecnologici di difesa preventiva delle colture, quali la tecnica di confusione sessuale, di mass trapping, di attract & kill, di push and pull, etc., che hanno come bersaglio gli adulti (con la loro mobilità, longevità, etologia, etc.), il concetto di soglia, relativo a popolazioni preimmaginali, variabili nel tempo e nello spazio, ha perso di fatto, di concreta effettiva importanza.
Per capire quanto ciò sia vero, basta pensare, sotto il profilo della difesa fitosanitaria, ai due grandi settori, dentro e fuori il bacino del Mediterraneo, della viticoltura e dell’olivicoltura. In effetti, se la confusione sessuale contro alcune principali tignole dell’uva [Lobesia botrana, Eupoecilia ambiguella, Argyrotaenia ljungiana (Lepidoptera Tortricidae)] e la cocciniglia farinosa della vite [Planococcus ficus (Hemiptera Pseudococcidae)] rappresenta ormai un dato di fatto per ripensare le soglie comunemente intese, alla luce di detto metodo preventivo che richiede conoscenza storica e in evoluzione sul comportamento di dette popolazioni adulte a livello quantomeno distrettuale, il “mass trapping”, l’ “attract & kill”, e il “push and pull” sono da anni in olivicoltura “biologica” ma anche “integrata”, l’alternativa alla lotta ovo-larvicida contro la mosca delle olive [Bactrocera oleae (Diptera Tephritidae)], tradizionalmente basata su soglie di tolleranza orientative dell’ordine del 1-10% di olive infestate da uova e larve di I-II età.
L’inapplicabilità delle soglie demografiche classiche si può avere, per altro, anche nel caso dell’impiego di insetticidi organici di sintesi come il metoxifenozide e il clorantranileprole, che per essere in grado di sfruttare la propria notevole azione ovicida per esempio nei confronti delle uova della tignoletta della vite, L. botrana, devono essere applicati poco prima la deposizione delle stesse in modo che ne subiscano l’azione insetticida attraverso il contatto con la superficie degli acini trattati. Da ciò consegue che la decisione di intervenire o meno non può discendere dalla stima della densità della popolazione infestante.
Da quanto brevemente ricordato emerge che in tutti i casi in cui contro i fitofagi si applichi una protezione fitosanitaria prettamente preventiva, anche i migliori DSS (Decision Support System) oggi disponibili, risultano privi di senso compiuto essendo essi fondamentalmente di tipo fenologico e non demografico, e pertanto in grado tutt’al più di simulare/prevedere una determinata fase di sviluppo delle specie target, ma non di poter stimare in termini quantitativi la consistenza delle loro  popolazione.
Risulta però chiaro che, in tutta questa vasta gamma di situazioni in cui l’intervento di difesa della coltura (o di lotta contro il fitofago) precede la possibilità di stima, a breve o lungo termine, della consistenza delle popolazioni degli insetti target, il processo decisionale riguardante l’adozione di misure fitoiatriche non può non avvalersi di criteri di razionalità in grado di recuperare altrove lo spirito delle soglie critiche di densità.
Dov’è dunque la chiave di volta? È per il momento solo e soltanto nella conoscenza del territorio, che deriva dallo studio dei rapporti che i nostri fitofagi hanno con le nostre colture (specifiche per caratteristiche varietali, densità d’impianto, intensità colturale, densità di organi vegetali target, estensione, biodiversità ambientale, etc.) nello spazio e nel tempo.
Questa dimensione, che richiede oggi più che mai il dominio della tecnologia sensoristica-informatica in così rapida evoluzione, ma anche l’approfondimento delle conoscenze entomologiche di base in seno all’agro-ecologia, recupera tanti tratti positivi della storia della nostra viticoltura e olivicoltura, compresi i concetti, mutatis mutandis, di “terroir”, ed è in perfetta linea con le definizioni di coltura (e cultura) di precisione, come pure di coltura (e cultura) sostenibile., 

Foto: Grappolo di Sangiovese colpito da larva di Lobesia botrana di 2a generazione