L’Orto e Museo Botanico dell’Università di Pisa

Dalla fondazione del primo orto botanico universitario fino ai giorni nostri

di Marco D’Antraccoli, Lucia Amadei, Giovanni Astuti, Leonardo Cocchi, Francesco Roma-Marzio, Roberta Vangelisti, Lorenzo Peruzzi
  • 16 November 2022

L’Orto Botanico di Pisa è stato fondato nel 1543 dal medico e naturalista Luca Ghini (1490–1556), chiamato a tenere la cattedra di botanica nella città toscana grazie ai finanziamenti concessi dal Granduca di Toscana Cosimo I de’ Medici. L’ubicazione originaria era sulla riva destra dell’Arno, nei pressi dell’Arsenale Mediceo. Nel 1563 il giardino fu trasferito per esigenze belliche in una seconda sede, nella parte orientale della città, per poi trovare sede definitiva nel 1591, sotto la direzione di Giuseppe Casabona (ca. 1535–1595). Nato come Giardino dei Semplici e con impostazione progettuale tardo-manieristica, nei suoi quasi cinque secoli di storia l’Orto e Museo Botanico va incontro ad una serie di espansioni in termini di superficie e di riarrangiamenti nell’assetto che lo porteranno alla configurazione attuale, ossia un giardino esteso circa 25.000 m2 e suddiviso in 7 settori.
La Scuola botanica è il settore più antico, di origine tardo-cinquecentesca. Unica testimonianza dell’impianto originario sono sei vasche in arenaria, mentre l’attuale organizzazione in file di aiuole rettangolari, decisa dall’allora Prefetto Teodoro Caruel (1830–1898), risale alla seconda metà dell’Ottocento. L’organizzazione in aiuole rettangolari ha permesso di allestire le collezioni secondo la famiglia di appartenenza, allo scopo di facilitare gli studenti nello studio della sistematica vegetale. Ciò spiega la denominazione del settore, appunto in uso da fine Ottocento.
Il secondo settore per antichità è l’Orto del Cedro, ottenuto annettendo un giardino conventuale nel 1783 e nominato così per un imponente cedro del Libano (Cedrus libani A.Rich.), sradicato da una tempesta nel 1935 e sostituito da un cedro dell’Himalaya (Cedrus deodara (Roxb. ex D.Don) G.Don). In questo settore sono presenti i due alberi più vetusti dell’Orto: un albero dei ventagli (Ginkgo biloba L.) e una magnolia (Magnolia grandiflora L.), entrambi messi a dimora nel 1787 sotto la direzione di Giorgio Santi (1746–1822). L’adiacente Orto del Mirto deve il suo nome a un imponente esemplare di mirto (Myrtus communis L.) piantato nel 1815. Oggi ospita una collezione di piante officinali, con gli esemplari disposti secondo un criterio relativo alle proprietà dei principi attivi delle piante su sistemi e apparati del corpo umano. Nella parte più settentrionale dell’Orto Botanico si collocano i due settori più recenti: l’Orto Nuovo (risalente al 1841) e l’Orto del Gratta (risalente agli inizi del XX secolo). Il sesto settore è rappresentato dal Piazzale Arcangeli corrispondente alla porzione centrale dell’Orto Botanico e dedicato a Giovanni Arcangeli (prefetto dal 1881 al 1915), dove cresce un imponente esemplare di palma del Cile (Jubaea chilensis (Molina) Baill.). Nel Piazzale sorge il fabbricato che ospita uffici, laboratori e l’Erbario (Herbarium Horti Botanici Pisani). Il settimo e ultimo settore è rappresentato dalle Serre, dislocate nella parte centrale dell’Orto: Serra delle Succulente, Serra Tropicale, Serra del Banano, Serra di Victoria e Mini-Serra di Amborella.
Il Museo Botanico rappresenta l’erede dell’antica Galleria che collegava il Giardino dei Semplici all’ingresso in via Santa Maria, e che fu istituita dal Granduca di Toscana Ferdinando I de’ Medici nel 1591 per accogliere la sua Wunderkammer. Sin dalla sua fondazione, furono collezionati ritratti di illustri botanici e reperti naturalistici, primi nuclei di ciò che in futuro sarebbero divenuti l’attuale Museo Botanico e il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa a Calci (per i reperti geologici e zoologici). L’odierno Museo Botanico (aperto al pubblico il 1º aprile 2017) è collocato nei locali dell’antica fonderia, nota anche come “Palazzo delle Conchiglie” per la facciata interamente decorata in stile rocaille nel 1752. Nel Museo Botanico vi sono sette sale espositive disposte su due piani. Al piano terra si viene accolti dal ritratto di Luca Ghini e si può ammirare l’antico portone scolpito in noce, un tempo posto all’ingresso del Giardino dei Semplici in via Santa Maria. Proseguendo, si possono ammirare l’antico “Studiolo” per i semi, inserito all’interno di una piccola ricostruzione della cinquecentesca Wunderkammer originariamente ospitata proprio nei locali della Galleria, la collezione storica di ritratti di semplicisti, naturalisti e direttori dell’orto. Al piano superiore trovano spazio gli splendidi modelli vegetali ottocenteschi in gesso e/o in cera, fatti realizzare a supporto dell’attività didattica. Degno di particolare rilievo è la copia originale del modello raffigurante la fecondazione della zucca usato da Giovanni Battista Amici per illustrare le sue scoperte durante la prima riunione degli scienziati italiani tenutasi nel 1839 proprio nell’Orto pisano. Un altro notevole esempio di reperto che coniuga il valore storico-scientifico a quello artistico è quello delle tavole didattiche acquerellate; pensate anch’esse come supporto alla didattica, furono realizzate durante tutta la seconda metà del XIX secolo. Alcune sale espositive, inoltre, sono state realizzate con l’intento di rendere omaggio a importanti direttori dell’Orto e Museo vissuti tra la fine del XVIII e l’inizio del XX secolo: Gaetano e Pietro Savi, Teodoro Caruel e Giovanni Arcangeli. Altre raccolte sono i campioni vegetali in vitro, la xiloteca, i modelli didattici, gli strumenti della botanica e le collezioni paleobotaniche. Inoltre, al Museo Botanico, grazie a due postazioni multimediali, è possibile fare una visita virtuale tra le storiche collezioni di piante dell’Erbario, altrimenti accessibili in presenza solo agli studiosi. L’Erbario dell’Università di Pisa, attualmente costituito da circa 350.000 campioni raccolti a partire dalla fine del Settecento, conserva una rilevante documentazione della flora mondiale ed è uno dei più importanti in Italia per consistenza, qualità delle collezioni e presenza di tipi nomenclaturali. È suddiviso in due principali settori: un Erbario generale e una sezione Erbari storici e collezioni separate.
Nel corso dei secoli, oltre ai sopracitati importanti riarrangiamenti nella propria configurazione, l’Orto e Museo Botanico dell’Università di Pisa ha visto mutare e arricchire la propria missione istituzionale, non più volta soltanto ad aspetti meramente didattici, ma anche alla ricerca scientifica, alla conservazione delle specie minacciate di estinzione, nonché alla promozione - diretta e indiretta - di tematiche legate alla sostenibilità ambientale e all’inclusione sociale. L’Istituzione aderisce a reti nazionali e internazionali di orti botanici, operando secondo standard comuni quali l’IPEN (una procedura di tracciabilità permanente del materiale vegetale scambiato) e redigendo annualmente l’Index Seminum, un elenco di specie oggetto di scambio a titolo gratuito tra gli orti botanici a livello globale. Recentemente, l’Orto e Museo Botanico si è dotato di piattaforme online, liberamente accessibili da visitatori e utenti, per la consultazione digitale delle collezioni vive in Orto Botanico (U-Plant DISCOVER: https://uplantdiscover.sma.unipi.it/) e dei campioni d’erbario conservati presso il Museo Botanico (Erbario Virtuale: http://erbario.unipi.it/it).

Foto: la Scuola botanica

Sito ufficiale: https://www.ortomuseobot.sma.unipi.it/