Con Giorgia cosa cambierà?

di Lorenzo Frassoldati *
  • 05 October 2022

E adesso con Giorgia premier cambierà qualcosa? Ci riferiamo ovviamente all’agricoltura e all’ortofrutta con questa domanda, posto che con questi risultati il prossimo governo della Repubblica sarà un esecutivo di centrodestra guidato dalla Meloni. Non c’è dubbio che dietro al grande balzo elettorale di Fratelli d’Italia c’è anche la spinta di tanti voti di piccole e medie imprese, di tante partite Iva – voti magari in uscita dalla Lega e da Forza Italia -   di tantissime imprese agricole che hanno fatto una scelta di rottura, stanche della tradizionale sottovalutazione/scarsa considerazione del settore primario e in particolare dell’ortofrutta.  La Meloni non si stanca di ripetere che il suo esecutivo porrà in cima alle priorità la difesa degli interessi nazionali e con questa bandiera issata si dovrebbe andare verso un rapporto più conflittuale con l’Europa delle istituzioni comunitarie. Il Pd (e alleati) paga col suo deludentissimo risultato forse anche un rapporto troppo subordinato a Bruxelles, troppo all’insegna del leit motiv “l’Europa ha sempre ragione”. Invece l’Europa non ha sempre ragione, come dimostra la recente vicenda della proposta di regolamento della Commissione UE sui fitofarmaci che ha fatto sollevare tutto il mondo privato e cooperativo dell’ortofrutta italiana, a partire dal settore più vincente e organizzato, quello delle mele. La protesta contro questa stretta sui fitofarmaci (con tagli per l’Italia del 62%) vede l’Italia alleata con altri 10 paesi, supportata dalle argomentazioni del Copa Cogeca (vicepresidente è l’italiano Massimiliano Giansanti) e di Areflh guidata dalla nostra Simona Caselli oltre che da un nutrito gruppo di europarlamentari con in testa i nostri Paolo de Castro ed Herbert Dorfmann.
Sarà una svolta per l’agricoltura e l’ortofrutta in Italia e in Europa? La cautela è d’obbligo viste le tante delusioni accumulate negli ultimi anni. Certamente un segnale lo darà la scelta del futuro ministro dell’Agricoltura. Il mondo delle imprese dell’ortofrutta attende un segnale preciso: non il solito politico buono per tutte le occasioni o quello da accontentare con uno strapuntino ma - non dico un tecnico- ma almeno una personalità che abbia voglia di capire e studiare i dossier e che si ponga a fianco delle imprese in Italia e in Europa con serietà e decisione. Si perché lo scenario che attende il nuovo governo è quello di una economia di guerra.
Parola non di uno qualunque, ma di Francesco Pugliese (n.1 di Conad) che su La7 prima della giornata elettorale ha descritto così la situazione dell’Italia e dei consumi: inflazione verso il 15% nel quarto trimestre dell’anno. Poi i volumi delle vendite: tutti i consumi arretrano, crescono solo le vendite nei canali discount. Tutto il resto è in rosso. Uniche cose che tengono, che restano stabili, sono i beni di primissima necessità: pannolini per bambini, succhi di frutta, pasta di semola, riso, salse, tonno   verdura di IV gamma, pet food. Tutto il resto perde in volumi. “L’economia di guerra la stiamo già vivendo”, esclama il n.1 di Conad, strappando l’applauso dello studio televisivo. “E la situazione peggiorerà con le bollette di settembre. Tantissime famiglie dovranno decidere se mangiare o pagare le bollette della luce”.
L’ortofrutta in questo quadro è destinata a peggiorare i dati già negativi del primo semestre. A giugno 2022 sono finiti in archivio otto mesi consecutivi di cali degli acquisti, ha stimato CSO Italy. Acquisti – 11% sullo stesso periodo del 2021 e – 14% rispetto a cinque anni prima.  “A giugno il volume medio di ortofrutta acquistata da parte delle famiglie italiane è stato di 21,7 kg, il più basso sulla serie storica in nostro possesso”, dice sempre CSO Italy. Il quadro è completato dai dati export/import del primo semestre dell’anno divulgati da Fruitimprese con numeri da brividi: export a picco -3,8% in valore e -6,8% in quantità. In forte crescita le importazioni con incrementi a valore quasi tutti a doppia cifra: agrumi (+38,6%), legumi-ortaggi (+32,8%), frutta fresca (+9,5%), frutta secca (+25%). Le quantità importate (oltre 2 milioni tons) superano ampiamente l’export (1,7 milioni tons). E il saldo commerciale subisce addirittura un tracollo: da 635 milioni € a 115 milioni (-81,9%).
Consumi a picco in Italia e caduta verticale dell’export, sembra uno scenario da tempesta perfetta sull’ortofrutta, che ridimensiona il ruolo dell’Italia in Europa e nel mondo. Vedremo come andrà finire la vicenda dei tagli ai fitofarmaci, sarà un primo banco di prova per l’Europa e per il nuovo ministro italiano.
Sul sito del Corriere Ortofrutticolo abbiamo esaminato con attenzione il programma agricolo della coalizione di centrodestra. Per quello che conta il nostro giudizio, non vi abbiamo trovato nulla di particolare, solo impegni generici, tutti condivisibili e tali da poter essere sottoscritti da tutti gli schieramenti. Mi ha stupito la totale assenza di riferimenti all’Europa, al Green deal, alla Farm to Fork, nulla sui tagli ai fitofarmaci chimici, nulla sull’agenda ultra-verde varata dalla Commissione UE giudicata più volte penalizzante per la sicurezza alimentare europea dalle organizzazioni agricole. Una valutazione distratta, superficiale, che ignora e sottovaluta il vero tema oggi in campo: la competitività delle nostre imprese, i costi fuori controllo, la perdita di superfici e mercati, la manodopera che non si trova, l’Europa in preda ad un’isteria ambientalista. Ma il tempo ormai è scaduto, il declino è cominciato. Ci penserà Giorgia?

*direttore Corriere Ortofrutticolo e CorriereOrtofrutticolo.it