Gli spazi verdi nelle domus pompeiane

L’articolo è tratto dalla relazione svolta il 9 ottobre 2014 nel Convegno “Verso Pompei: l’agricoltura dell’epoca nella storia e nelle immagini”, organizzato dalla Sezione Sud-Ovest dell’Accademia dei Georgofili insieme al Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli

di Ernesto De Carolis
  • 22 October 2014
Originariamente, nella società romana, le abitazioni potevano presentare uno spazio verde costituito da un modesto hortus, situato alle spalle del tablino e delimitato verso l’esterno da un alto muro perimetrale, utilizzato per la coltivazione di prodotti necessari al vitto giornaliero.  
In seguito l’hortus, per la sempre maggior influenza della cultura ellenistica legata al progressivo espandersi di Roma nel Mediterraneo occidentale ed orientale, perse l’iniziale valore utilitaristico per le esigenze quotidiane della famiglia trasformandosi, grazie alla coltivazione di arbusti e fiori a scopo  decorativo, in un’area verde che completava ed arricchiva esteticamente l’abitazione. Il cambiamento della destinazione di uso, da hortus a giardino, si lega anche ad un processo di dilatazione dello spazio verde che assume una forma rettangolare  delimitata, completamente o in parte a seconda del censo del proprietario, da un porticato colonnato (peristilio) su cui si aprivano gli ambienti di soggiorno e di rappresentanza.
Lo spiccato gusto decorativo della società vesuviana del I secolo d.C. è testimoniato dalla moda di arricchire gli spazi verdi delle case con elementi scultorei e con sofisticati ed articolati giochi d’acqua, sapientemente inseriti nella geometria delle aiuole, con una chiara ed evidente volontà di imitare nelle abitazioni urbane i parchi delle grandiose e lussuose ville suburbane che fin dall’epoca tardo repubblicana costituivano uno status symbol di ricchi e potenti.
I giardini si animano così di fontane, ninfei, vasche ed euripi, talvolta ombreggiati da pergolati, mentre fra le aiuole si ergono statue di marmo e di bronzo, spesso utilizzate come getti di fontane, trasformandosi  non solo in un’altra area privilegiata all’interno dell’abitazione da far ammirare agli ospiti e dove poter dialogare con loro ma anche in uno spazio riservato per poter passeggiare lontano da occhi indiscreti o dedicarsi, in assoluta tranquillità, allo studio ed alla lettura.
Il programma decorativo scultoreo dei giardini urbani vesuviani per i tipi iconografici scelti e per i caratteri stilistici rientra nel repertorio tardo-ellenistico riprodotto per lo più modestamente da officine locali che si adeguano con facilità alle possibilità economiche del committente. 
In particolare per la statuaria ci troviamo quasi sempre di fronte ad un evidente processo di miniaturizzazione con copie realizzate in dimensioni ridotte rispetto agli originali per poter essere armonicamente inserite nelle limitate  dimensioni spaziali dei giardini. Pur non essendo dimostrabile la volontà dei committenti di realizzare  programmi decorativi unitari per i singoli spazi verdi nel complesso possiamo rilevare una propensione ad inserire temi iconografici legati all’esaltazione del mondo naturale e della vita terrena attraverso i personaggi della cerchia dionisiaca, come Menadi, Sileni e Pan, ai quali si aggiungono i più diversi soggetti fra i quali predominano raffigurazioni di Artemide, Afrodite,  Eracle,  Eroti, fanciulli in varie posizioni spesso con attributi, animali singoli o in lotta fra loro.