I Georgofili e la memoria

  • 23 March 2022

Il Presidente dell’Accademia dei Georgofili è stato invitato a partecipare al convegno per il trentennale della DIA – Direzione Investigativa Antimafia – che si è svolto in Palazzo Vecchio lo scorso 21 marzo 2022.
Il titolo dell’incontro era “Cultura e Sport per il Contrasto alle Mafie”.
Riportiamo qui il testo della relazione svolta dal Prof. Massimo Vincenzini.

Desidero innanzi tutto ringraziare la Direzione della DIA ed in particolare il dott. Francesco Nannucci, capo del Centro DIA di Firenze, per avermi invitato a dare testimonianza di come l’Accademia dei Georgofili abbia prima subito e poi reagito al tragico evento del 1993.
Come molti sicuramente ricorderanno, a circa l’una della notte del 27 maggio 1993, un furgone carico di esplosivo fu fatto esplodere sotto la sede dell’Accademia, all’angolo tra via Lambertesca e Via dei Georgofili. La cruda cronaca delle conseguenze di quell’atto scellerato ci parla di cinque vittime, quarantuno feriti e di gravissimi danni agli edifici e al patrimonio artistico, librario ed archivistico, subiti principalmente dall’Accademia e dalla contigua Galleria degli Uffizi.
Per trasmettere più compiutamente quanto accadde quella notte, ritengo opportuno riproporre alcune delle toccanti ed efficaci frasi che il Prof. Franco Scaramuzzi, a quel tempo Presidente dell’Accademia, mise a verbale in occasione del Consiglio Accademico tenutosi quattro giorni dopo presso la Facoltà di Agraria:

E’ stata una tragedia. Ve la voglio raccontare un po’ come l’abbiamo vissuta; è forse il modo più efficace per rendervi partecipi del nostro stato d’animo ……..
….. Sono arrivato in P.zza Signoria alle una e quarantacinque circa; Polizia e Carabinieri impedivano di andare oltre. Vi erano molte ambulanze, auto dei Vigili del Fuoco e delle Forze dell’Ordine…….. Il Questore e l’Assessore comunale Giani mi hanno personalmente accompagnato da via Lambertesca a via dei Georgofili. In quell’angolo, in terra, un lago di acqua, macerie, fango. La Torre dei Pulci era squarciata per tutta la sua altezza ed a terra un cumulo di macerie raggiungeva quasi il primo piano. Sulle macerie i Vigili del Fuoco con gli idranti cercavano di spegnere le fiamme che uscivano dalle finestre del palazzo di fronte.
Ho chiesto subito delle persone; mi è stato detto che vi erano molti feriti già trasportati in vari ospedali. Ho chiesto dell’Angela e della Sua famiglia. Nessuno immaginava che nell’Accademia, all’ultimo piano della Torre dei Pulci, vivesse la famiglia del custode……Si sono cercate le liste dei feriti: si sono controllate tutte quelle che arrivavano, via via, dai vari ospedali. Nulla.
E’ partito l’allarme: sotto le macerie potrebbero trovarsi delle persone. ……
Ero sconvolto. Qui interrompo il mio il mio racconto, almeno in questa forma, anche perché mi è troppo penoso. Ricorderò solo che le ricerche sono durate ore.
La prima ad essere ritrovata è stata la più piccina (Caterina), verso le quattro, ……. aveva appena cinquanta giorni, era stata battezzata la domenica precedente. …… Poi la più grande delle due figliole, Nadia (di nove anni), poi Angela (la custode dell’Accademia), poi il marito (Fabrizio Nencioni, vigile urbano). La tragedia era completa……più tardi è stato trovato un altro corpo in un’abitazione di fronte: uno studente che stava per laurearsi in architettura (Dario Capolicchio, di ventidue anni); ……
Così mi si è presentata la tragedia umana, ……..Vi descriverò ora il disastro delle cose, così come l’ho visto da quella notte.

Il verbale procede con il racconto di ciò che fu fatto nei giorni immediatamente successivi, dalla constatazione dei danni alle strutture all’avvio delle attività per il recupero del prezioso patrimonio bibliotecario archivistico ed artistico dell’Accademia, e termina manifestando la ferma determinazione del Presidente a ricostruire la sede.
Nessuno avrebbe immaginato che l’opera di ricostruzione e restauro si sarebbe conclusa in meno di tre anni, eppure, grazie ad una grande e concreta manifestazione di solidarietà da parte di Istituzioni, nazionali e straniere, e di persone fisiche di ogni età e provenienza, il Presidente dell’Accademia riuscì a riaprire la sede restaurata alla presenza del Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro. Era l’11 marzo 1996, e da allora, i Georgofili non hanno mai mancato di celebrare l’anniversario di quella che fu definita “La vile barbarie”, realizzando, presso la sede, iniziative di vario genere: esposizione di documenti scritti e fotografici, esposizione degli acquerelli dedicati al tragico evento dal maestro Luciano Guarnieri, trasmissione del documentario realizzato dall’Università degli Studi di Firenze e incontri con cittadine e cittadini, tutte iniziative tese a parlare al cuore e alla testa delle persone, affinché il rifiuto di atti di questo tipo non si affievolisca mai, anzi si accresca e si fortifichi, così come la rapida ricostruzione dell’Accademia è riuscita a fortificare tutti i Georgofili.
In effetti, nella sede restaurata, le attività dei Georgofili nel solco del loro storico motto ("Prosperitati Publicae Augendae") sono incredibilmente aumentate per quantità e qualità: le tradizionali periodiche conferenze degli Accademici si sono trasformate in convegni e giornate di studio, ove dibattere su rilevanti aspetti scientifici in tema di agricoltura per poi divulgarne esaurienti sintesi a favore della società civile, dei portatori di interesse e dei decisori politici.
D’altra parte, questo è il ruolo dell’Accademia da 269 anni.
Tornando a quel tragico evento del 1993, a sottolineare quanto l’angolo in cui fu posta la bomba sia diventato un luogo simbolo, lo scorso anno, a 28 anni dall’esplosione assassina e devastatrice e a 25 anni dalla inaugurazione della sede restaurata, proprio in quell’angolo, ha trovato stabile dimora l’imponente scultura bronzea realizzata dal Maestro Andrea Roggi e raffigurante un olivo, con radici immerse nel nostro pianeta e con un tronco costituito dai corpi sinuosi di un uomo e di una donna, le cui braccia sono protese verso il cielo a generare la chioma della pianta. “L’Albero della Pace”, questo il nome assegnato all’opera dall’artista che l’ha concepita e realizzata, proprio grazie al luogo ove è stata collocata, assume un valore altamente simbolico: memoria del passato e fiducia in un futuro ricco di slanci positivi sono fusi insieme, trasmettendo un messaggio di condanna per tutti gli atti di violenza, ovunque siano commessi, e di speranza per un futuro di pace. Oggi più che mai di estrema attualità.
A conclusione di questo mio breve intervento, desidero portare alla vostra attenzione una recente iniziativa svolta dalla classe 5C dell’Istituto Alberti-Dante di Firenze, i cui studenti hanno liberamente scelto il tema della commemorazione della “strage dei Georgofili” per realizzare, dopo i necessari approfondimenti culturali, locandine come artefatti digitali. Le 21 realizzazioni digitali sono davvero pregevoli, sia per l’aspetto grafico che per le riflessioni che vi sono citate, e verranno esposte in Accademia il prossimo 27 maggio, 29° anniversario della tragica esplosione.
Evidentemente, l’impegno dell’Accademia e di altre Istituzioni a favore della “cultura della memoria” non è stato vano, ma, anche se i risultati auspicati sono tangibili, non dobbiamo allentare la nostra determinazione a fare cultura, contrastando ignoranza, arroganza e violenza.


In foto: il tavolo dei relatori durante il convegno