Il contenimento all’uso di antibiotici in zootecnia procede a velocità diverse in Europa

di Mauro Antongiovanni
  • 08 December 2021

Da anni, un po’ in tutto il mondo, si sta cercando di ridurre al minimo l’impiego di antibiotici in zootecnia. L’Europa non è da meno.
Alcuni giorni fa Alessandro Sala sul “Corriere della Sera” faceva sua la preoccupazione dei veterinari italiani relativa al divieto “della discordia”, contenuto nel regolamento europeo sui medicinali veterinari (2019/6) e adottato due anni fa, su cui gli Stati membri si devono esprimere per poi passare la parola definitiva all’assemblea di Strasburgo
Scriveva Alessandro Sala: “Il divieto di utilizzo di alcuni antibiotici per la cura degli animali, sia quelli destinati alla produzione alimentare sia quelli da compagnia, potrebbe rivelarsi un boomerang: non aiuterebbe a contrastare in maniera efficace l’antibiotico-resistenza microbica e, nell’immediato, metterebbe a rischio la salute non solo degli animali ma anche quella degli esseri umani. Lo sostiene la Federazione nazionale degli ordini veterinari italiani (FNOVI) che lancia un appello al premier Mario Draghi, al ministro della Salute Roberto Speranza e al presidente dell’Europarlamento David Sassoli affinché prendano posizione contro la risoluzione che andrà al voto nelle prossime settimane al Parlamento Europeo”.
Il piano della Commissione europea “One Health Plan Against Antimicrobial Resistance” dieci anni dopo la prima pubblicazione sta mostrando che i diversi Stati membri si stanno muovendo a velocità e con metodi anche molto diversi.
In particolare, in Olanda si sta registrando un netto calo di circa il 63% di vendite di antimicrobici per uso veterinario. Il “National Institute for Public Health and the Environment” e la “Netherlands Food and Consumer Product Safety Authority” hanno indicato alcune regole che si possono così riassumere:
- solo i veterinari possono prescrivere antibiotici e solo agli animali malati;
- gli allevatori di polli, bovini e suini devono tenere un registro delle somministrazioni di antibiotici effettuate;
- non si devono somministrare agli animali antibiotici per uso umano;
- il veterinario e l’allevatore devono concordare annualmente un piano aziendale per la salute degli animali.

In Spagna il piano di attuazione del regolamento europeo è completamente diverso, pur con risultati ugualmente positivi. Si è cominciato a raccogliere dati sulle vendite di antibiotici a partire dal 2010 con raccolta dati su base volontaria. Nel 2014 è partito il Piano Nazionale contro la Resistenza Antibiotica (PRAN) basato su adesione volontaria, in cui ogni singolo settore ha stabilito precisi obiettivi da raggiungere per la riduzione dell’impiego di antibiotici ed i tempi di attuazione, insieme al programma strategico di prevenzione delle infezioni.
Si è così ottenuto circa il 60% di riduzione dell’impiego di antibiotici nel settore zootecnico in generale.
Guardando anche agli altri Paesi europei, risultati significativi possono essere ottenuto solo attraverso piani governativi in collaborazione con l’industria.
La Commissione Europea “One Health Action Plan Against Antinicrobial Resisance” nel 2011 informava che molti Stati Membri hanno messo a punto piani strategici per la riduzione dell’impiego di antibiotici, purtroppo senza un coordinamento fra loro. Ma la situazione dovrebbe cambiare: il 25 ottobre 2018 il Parlamento Europeo ha approvato un disegno di legge per bandire l’uso profilattico degli antibiotici negli allevamenti a partire dal prossimo anno, ovvero dal 28 gennaio 2022. Parallelamente, la Commissione Europea ha adottato la “Farm to Fork Strategy” nel marzo 2020, ovvero uno strumento per arrivare a sistemi sostenibili di produzione alimentare. L’obiettivo è la riduzione del 50% dell’impiego di antibiotici negli allevamenti animali entro il 2030.
Nel nostro Paese il 2 novembre 2017 è stato approvato il “Piano Nazionale di Contrasto alla Antibiotico-resistenza (PNCAR) 2017-2020. Gli obiettivi strategici da raggiungere erano così indicati:
- migliorare i livelli di informazione e formazione negli operatori sanitari e nei cittadini;
- monitorare il fenomeno della antibiotico-resistenza microbica (AMR);
- migliorare la prevenzione ed il controllo delle infezioni;
- ottimizzare l’impiego di antibiotici in campo umano e veterinario;
- aumentare e sostenere la ricerca.

Il piano è scaduto nel 2020 dopo essere stato adottato per una durata quadriennale (2017-2020).
Dopo il rinnovo del gruppo di lavoro ministeriale che dovrebbe riscrivere il piano, si propone la proroga del piano vigente di un anno. La proposta è passata al vaglio della Conferenza Stato-Regioni del 25 marzo scorso ed è stata approvata la proroga fino al 31 dicembre 2021.
Non ci rimane che attendere.