Gas serra: il contributo degli allevamenti di bovine da latte nei paesi “emergenti”

di Mauro Antongiovanni
  • 10 November 2021

La recente letteratura scientifica e tecnico-commerciale internazionale ci informa che stanno aumentando le iniziative per ridurre l’impatto ambientale degli allevamenti di bovine da latte sulla concentrazione dei gas serra, metano in particolare, in atmosfera.
Il contributo del settore lattiero-caseario al rilascio globale dei gas serra viene quantificato intorno al 2.2% del totale globale di origine antropica ed intorno all’ 1.7% quello dovuto ai soli paesi cosiddetti “emergenti”. Da questo punto di vista, sembra importante segnalare la recente pubblicazione di Munidasa et al. (J. Dairy Res., 2021, 88: 3-7).
L’articolo ci informa di uno studio dei ricercatori dell’Università di Melbourne, finalizzato a quantificare le emissioni di gas serra da parte degli allevamenti di bovine da latte nel contesto dei paesi in via di sviluppo, allo scopo di intervenire per migliorare la situazione. Purtroppo, l’effettiva quantità di questi gas non è facilmente misurabile con le risorse disponibili in quei paesi, nei quali, peraltro, si potrebbe intervenire in maniera significativamente positiva, in quanto rappresentano un importante potenziale per la riduzione delle emissioni.
I paesi emergenti contribuiscono per circa il 42% alla produzione globale di latte (FAO, rapporto 2019). Ne consegue che intervenire in qualche modo a mitigare le emissioni di gas serra rappresenta uno strumento essenziale per garantire lo sviluppo sostenibile delle attività lattiero-casearie in quei paesi.
In ogni modo, le rilevazioni nei paesi emergenti risultano spesso approssimative, per ovvi motivi. Riguardano, in particolare sei paesi: India, Brasile, Sudan, Pakistan, Cina ed Etiopia, le cui popolazioni di bovine da latte pesano per circa il 40% del totale mondiale.
I rilievi risultano sempre molto difficoltosi e, quindi, i dati pubblicati poco attendibili ai fini della campagna di abbattimento dei gas serra prevista dall’accordo di Parigi. In aggiunta a ciò, a complicare ulteriormente il censimento, la maggior parte degli allevamenti sono di piccole dimensioni ed in forte espansione di crescita produttiva.
Le organizzazioni più attive ed affidabili per la raccolta dei dati al momento sono la FAO, l’ ACIAR (Australia Centre for International Agricultural Research) e il GRA (Global Research Alliance on Agricultural Greenhouse Gases).
Secondo la FAO (2010), le emissioni più rilevanti al momento si hanno dagli allevamenti dell’Africa sub-sahariana, del Sud Asiatico, del Nord Africa e del Vicino Oriente, con intensità di emissione che vanno dagli 8 ai 4 kg di CO2 equivalenti per unità di latte prodotto (kg di latte corretto per il grasso e le proteine, FPCM). In generale, più bassa è la produzione di latte, maggiore è la quantità relativa di CO2 equivalenti emessi in atmosfera.
Intervenire per migliorare la situazione nei paesi emergenti può essere molto importante, ma rilevare correttamente dei dati affidabili sulle emissioni di gas serra provenienti dagli allevamenti di bovine da latte allo scopo di suggerire delle soluzioni migliorative è, al momento, molto problematico anche perché la composizione e qualità degli alimenti, le condizioni climatiche, le caratteristiche degli animali, le strutture e le dimensioni degli allevamenti, sono diverse.
C’è del lavoro da fare per abbassare quel 2.2% di inquinamento dovuto alle vacche da latte, ma c’è da fare di più negli altri settori produttivi, a cominciare dalla produzione di energia e dai trasporti!