Il cambio climatico minaccia alcune specie

  • 14 July 2021

Sempre più gravi gli effetti dei cambiamenti climatici sulla biodiversità: molte specie endemiche, tipiche di alcuni contesti del nostro territorio, rischiano di non potersi adattare alle modificazioni in corso. Fra gli habitat più minacciati vi sono le coste e gli specchi d'acqua dolce interni. In quest'ultimo caso, un innalzamento della temperatura dell'acqua, seppure limitato, può rendere l'habitat non idoneo alla vita delle specie. Flora e fauna che prosperano su coste e dune potrebbero venire sopraffatte dalla crescita del livello del mare e dall'intensificarsi di fenomeni estremi come le mareggiate. A essere colpiti sono soprattutto gli invertebrati marini e le alghe. Nelle acque interne la vita è dura per il gambero di fiume (Austropotamobius pallipes) e per l’euprotto (Euproctus platycephalus), una delle salamandre più minacciate al mondo che vive solo in alcuni corsi d’acqua della Sardegna e che risulta disturbata dall’immissione nell'ambiente di pesci predatori e, appunto, dall’innalzamento delle temperature.
Le varie minacce, provenienti da più fronti differenti, agiscono spesso in modo sinergico. A osservarlo è Piero Genovesi, di Ispra: ”Gli esempi del gambero di fiume e dell'euprotto nelle nostre acque dolci, e l'espansione nei nostri mari di specie aliene tropicali o subtropicali come il pesce coniglio, il pesce dragone o il pesce palla argenteo, confermano che i cambiamenti climatici sanno causando danni crescenti. Ad esempio l’innalzamento delle temperature determina un’espansione delle specie aliene marine in aree che in passato non sarebbero state idonee al loro insediamento”.
Sulla terraferma le cose non migliorano. Tutt'altro. In montagna si avvertono rischi di ibridazione tra capra e stambecco perché le aree di pascolo del bestiame si stanno spostando più in alto e gli uccelli – purtroppo sempre meno – che popolano le vette. “In queste aree – segnala Genovesi - l'aumento della temperatura sta provocando modificazioni importanti nella fisionomia degli habitat. Tra gli altri, anche le foreste. Come se non bastasse, i cambiamenti climatici modificano le dinamiche di spostamento degli uccelli migratori”. Ma anche tra le specie stanziali, per esempio, il fagiano di monte (Lyrurus tetrix) soffre per la devastazione delle montagne ad opera dell'uomo e per il disturbo gli reca la pratica degli sport invernali.
L'anatra marmorizzata (Marmaronetta angustirostris), uccello migratore, non trova quasi più pantani per poter nidificare. Il disseccamento del suo habitat è dovuto tra l'altro alla sottrazione dell'acqua per uso agricolo (dunque sempre ad opera dell'uomo). Se poi ci aggiungiamo il bracconaggio, a causa del quale quest'anatra viene abbattuta per errore nella convinzione che si tratti di una specie cacciabile, si comprende che le minacce sono notevoli. Non meno importanti sono gli effetti sugli insetti: l'Italopodisma trapezoidalis, ortottero simile a una cavalletta caratteristico dei monti della Meta in Abruzzo, sta conoscendo una contrazione del suo habitat, anche qui per il caldo eccessivo e per l’aumento dei fenomeni climatici estremi.
Le norme comunitarie che tutelano gli habitat delle varie specie, ne misurano anche il grado di minaccia a cui si ritrovano esposti. Tra le categorie considerate, il cambio climatico rappresenta il 4,9% della pressione attuale sugli habitat e il 5,9% dei fattori di minaccia futuri. I pericoli più gravi sono le variazioni del regime delle precipitazioni, le ondate di siccità, gli effetti del clima sul livello del mare e sull’aumento delle mareggiate e quindi, l’aumento delle temperature. “Per combattere gli effetti del cambio climatico – conclude Genovesi – è essenziale la tutela degli ecosistemi naturali. Il mantenimento della loro integrità non fa che accrescerne la resilienza, soprattutto tramite azioni specifiche come lo stoccaggio del carbonio. Oppure arginando le pressioni di natura antropica, che sono in aumento”. Bisogna però fare in modo che gli interventi di mitigazione – sviluppo di nuovi impianti eolici o idroelettrici e di biocarburanti – così come gli interventi di prevenzione dei rischi idraulici vengano pianificati anche valutando i potenziali effetti negativi per la biodiversità stessa.

da Repubblica.it, 7/7/2021