La birra analcolica conquista giovani e quote di mercato

  • 14 April 2021

Recentemente, i dati pubblicati da Global Market Insights hanno reso pubblico che il mercato mondiale delle birre alcol free è stato stimato, nel 2019, con un valore superiore ai 9,5 miliardi di dollari e una previsione di crescita del 7,5% annuo almeno fino al 2026.
L’accelerazione sembra essere dovuta, come nel caso degli spirits, a una generica tendenza favorevole al consumo moderato di alcol e alla crescente attitudine salutista che, soprattutto nelle giovani generazioni, si sta facendo sempre più largo. Le birre analcoliche, in realtà, sono prodotte dalle multinazionali da diversi anni; quello che sta cambiando è però un maggiore investimento nel segmento soprattutto in termini di comunicazione e di marketing.
In Italia è ad esempio indicativo che Birra Peroni abbia da poco introdotto una versione analcolica del suo brand di punta, la Nastro Azzurro, affiancandola alla storica Tourtel da 0,5% vol (la legge italiana definisce come analcolica una birra con una gradazione inferiore agli 1,2% vol) presente sugli scaffali da oltre vent’anni ma con un appeal inferiore, almeno in termini di prestigio, rispetto all’ammiraglia del birrificio.
All’estero poi anche i birrifici di più piccole dimensioni hanno iniziato a produrre birre alcol free. In Repubblica Ceca, la nazione con il più alto consumo pro capite di birra, il valore di mercato delle birre analcoliche è praticamente raddoppiato, dal 3,2 al 6,3%, in soli cinque anni ,coinvolgendo un numero elevato di birrifici, grandi e piccoli. In Italia, dove il trend delle analcoliche appare comunque più rallentato rispetto ad altre nazioni, sono invece ancora pochissimi i birrifici artigianali che stanno guardando in questa direzione. Ma qualcuno si sta muovendo.
Sono sempre più le cosiddette “session beers” ovvero birre sotto i 4,5% vol. Birre di facile approccio, ma non più semplici da fare e meno “problematiche” da bere qualora al primo bicchiere se ne facesse seguire un altro. Ma birre che, come le analcoliche di nuova generazione, garantiscono profumi e gusto gratificanti anche per il palato degli habituè che fino a oggi aborrivano la birra analcolica come una “non birra”. E sono anche questi consumatori tradizionali, unitamente alle nuove leve “green” e agli astemi per scelta o per necessità, il terreno fertile sul quale i produttori di birra stanno oggi scommettendo.

da: Il Sole24Ore.com, 29/3/2021