Le Greenways dopo venti anni dalla loro introduzione in Italia

di Alessandro Toccolini
  • 10 March 2021

Il 6 dicembre 2000 si tenne all'Accademia dei Georgofili in Firenze una giornata di studio su: "I percorsi verdi" per la riscoperta e la valorizzazione del territorio rurale. Il tema, per l'Italia, era di recente introduzione e fui felice (e di questo ringrazio l'Accademia), insieme agli altri relatori, di aver contribuito a fare un po' di chiarezza sul significato del termine, le tipologie di percorsi verdi, le esperienze e le proposte di sviluppo.
Da allora il tema si è molto sviluppato, così come le iniziative e le realizzazioni di percorsi in tutta Italia e in Europa, specialmente a livello di recupero di molti tratti di ferrovie dismesse e di realizzazione lungo le vie d'acqua.
Quello che, forse, è mancato è una riflessione sul tema degli utenti di tali percorsi e una attenta considerazione delle diverse tipologie di percorsi stessi. Sovente, infatti, si assiste alla realizzazione di itinerari  ciclo-pedonali (locuzione problematica perché un itinerario non è sempre un percorso fisico) che sovente non rispondono ai caratteri che dovrebbe avere una "Green Way" e cioè essere dedicata a una circolazione lenta (adatta a soggetti non motorizzati che si muovono con basse velocità come pedoni, ciclisti, cavalieri eccetera) e "dolce" (cioè su pendenze modeste e facili da percorrere per un'ampia gamma di utenti quali famiglie con bimbi e anziani). In tal senso non sempre l'utenza più debole (come il pedone) è adeguatamente considerata e protetta, specie in molte situazioni urbane (ma non solo) dove la commistione con le bici e oggi con i monopattini elettrici causa situazioni di grande pericolosità. Il movimento in bici è senz'altro da sviluppare, ma ciò non deve avvenire a discapito di altre categorie di utenti.
Con riferimento al tema delle tipologie di percorsi va ricordato che le Greenways possono avere finalità e interessi prevalenti e caratterizzanti a seconda dei contesti e degli obiettivi. A volte la finalità è più turistica, a volte l'elemento mobilità è prevalente, in altre situazioni può prevalere la componente ambientale (reti ecologiche), in altre l'elemento storico e culturale.
L’amico e collega Tom Turner dell'Università di Greenwich soleva ricordare che esistono quelle che chiamava “Blueways” (Intorno ai laghi e lungo i canali o i fiumi), "Whiteways” (itinerari di letteratura), "Redways” percorsi di vita sociale come le Ramblas di Barcellona.
Da ultimo, va sottolineato come non sia sufficiente realizzare una pista ciclabile per aver creato una Greenway che deve, invece, essere un percorso che garantisce quei caratteri minimi di piacevolezza e di qualità ambientale,  oltre a connettere le risorse storiche e naturali con i centri di vita del territorio e fungere anche da connettore tra spazi rurali e spazi urbani. In tale quadro, a livello europeo, sono allo studio protocolli specifici per conferire ai percorsi che lo meritano una sorta di "marchio di qualità ambientale", atto a garantire alla collettività e alle amministrazioni la realizzazione di percorsi che siano sia luoghi da vivere sia occasioni di sviluppo territoriale.