La sfida per la digitalizzazione rurale sostenibile

di Gianluca Brunori
  • 21 October 2020

Come ha messo in luce il recente rapporto sulla digitalizzazione in Europa (1) l’Italia mostra un grave ritardo nel processo di trasformazione digitale. Il nostro paese si colloca al quart’ultimo posto nei valori dell’indicatore, che rispecchia non tanto un basso livello di copertura, quanto un pessimo livello di competenze e di un limitato utilizzo di servizi digitali (Figura 1). Solo il 74% degli italiani usa abitualmente Internet, e l’utilizzo di servizi pubblici digitali è scarso. Anche le imprese italiane presentano ritardi nell'utilizzo di tecnologie come il cloud, i big data e il commercio elettronico (2).



Figura 1: Indice di digitalizzazione dell'economia e della società 2020. Fonte: Digital Economy and Society Index (DESI) 2020


Le popolazioni rurali sono tra le principali vittime di questo ritardo. L’inadeguatezza della domanda di connettività, dovuta alla minore densità di popolazione e alla minore incidenza delle competenze digitali, ha limitato lo sviluppo delle infrastrutture, finora affidato in gran parte alle logiche di mercato. A sua volta, la debolezza delle infrastrutture impedisce l’aggiornamento delle competenze, creando una spirale involutiva perversa. La consapevolezza dei fallimenti del mercato rende più evidente che il superamento del divario digitale sarà legato a politiche attive che sostengano il riequilibrio con risorse specifiche. Il Recovery Fund e le nuove politiche di sviluppo rurale dovranno definire dove, ma soprattutto cosa e come, digitalizzare.
Il divario digitale rappresenta però solo una conseguenza, non una causa, della debolezza strutturale delle aree rurali, e il solo superamento del divario digitale probabilmente non sarebbe sufficiente a rimediare questo squilibrio. La peculiarità delle aree rurali, forza e debolezza allo stesso tempo, è legata ai piccoli numeri, alla prevalenza della componente naturale del paesaggio, alla rarefazione della presenza umana, fattori che per i modelli di sviluppo centrati sulle aree urbane rappresentano altrettanti svantaggi. Inseguire i modelli urbani è controproducente, e il successo di molte aree rurali in Italia è legato alla capacità di inventare nuovi modelli. Come far leva sulle peculiarità delle aree per impostare modelli appropriati di sviluppo? E in che modo la digitalizzazione può aiutare?
Le tecnologie digitali, lo abbiamo visto con il COVID, consentono di ridefinire il significato e l’esperienza della distanza. Grazie alla digitalizzazione le aree rurali possono ridisegnare la loro collocazione nelle reti globali, sostituendo il più possibile la distanza fisica con la presenza virtuale, la prossimità geografica con la prossimità organizzativa, la localizzazione stabile con la localizzazione temporanea. Sono le aree rurali ad avere un maggiore bisogno di amministrazione pubblica digitale, di telemedicina, di e-commerce, di telelavoro, proprio perché queste consentono di superare la distanza fisica dai centri urbani annullando i costi economici ed ambientali della mobilità.
Le tecnologie digitali consentono – in molti casi rendono necessario - un ripensamento complessivo dell’organizzazione sociale e della vita quotidiana: il lavoro, la mobilità, gli acquisti, l’intrattenimento, l’educazione, e la progettazione di tutti i beni e servizi che la sostengono. Liberando tempo di vita, la digitalizzazione può valorizzare le componenti fisiche della qualità della vita come l’abitare, la vita di comunità, la cura degli affetti, la fruizione degli spazi verdi, il viaggiare. Abbattendo i costi di comunicazione, la digitalizzazione consente la disintermediazione commerciale, rendendo possibile il contatto diretto tra consumatori-utenti e imprese medio-piccole. La migliorata capacità di comunicazione può trasmettere i valori del territorio incorporati nei prodotti locali. La digitalizzazione può aggiungere valore all’esperienza sensoriale espandendola attraverso l’informazione. Peraltro, la consapevolezza che la digitalizzazione può produrre effetti come la concentrazione del potere economico, nuovi problemi etici, la spersonalizzazione del rapporto tra cittadino ed amministrazione, la vulnerabilità dei sistemi tecnologici, rende ancora più necessaria un’attenta pianificazione delle scelte.
La digitalizzazione è un’opportunità per disegnare modelli di sviluppo in grado di far leva sulle caratteristiche peculiari dei territori rurali, sul vantaggio comparativo di cui essi godono. Ma quali possono essere le politiche in grado di attivare questo percorso? Sono sufficienti gli strumenti attualmente a disposizione delle amministrazioni pubbliche? Una digitalizzazione sostenibile sarà possibile grazie alle sinergie tra ricerca, investimenti alle imprese, supporto alle famiglie, educazione e formazione, adeguamento normativo. Uno dei primi nodi da affrontare è l’integrazione degli interventi di sostegno alla digitalizzazione con le politiche di sviluppo rurale e con le altre politiche sul territorio – l’innovazione, l’ambiente, la salute, le infrastrutture. I processi di integrazione richiedono iniziative concrete per il coordinamento delle competenze, facendo interagire settori diversi dell’amministrazione, il mondo scientifico, gli sviluppatori di tecnologie, i broker, gli utilizzatori finali. La sfida della digitalizzazione rurale è orientare lo sviluppo della tecnologia partendo dallo sforzo per aiutare le comunità e le imprese rurali a formulare una visione chiara dei propri problemi e identificare le priorità di intervento, attraverso un rafforzamento delle loro capacità strategiche e l’individuazione di strumenti e organismi di supporto tecnico.
Le tecnologie informatiche sono flessibili, e le forme che queste possono assumere dipende dalla capacità di formulare visioni chiare e di progettare soluzioni. L’obiettivo della trasformazione digitale richiederà la costituzione di partnership a diversi livelli, la realizzazione di progetti pilota, scambi di esperienze. Iniziative di coinvolgimento della popolazione locale, in particolare tramite le scuole e il settore sociale, saranno fondamentali per trasformare la diffidenza e la resistenza al cambiamento in energie positive.

(1) Digital Economy and Society Index (DESI) 2020. https://ec.europa.eu/newsroom/dae/document.cfm?doc_id=67086

(2) Indice di digitalizzazione dell'economia e della società (DESI) 2020 - Italia

Fonte foto: Crea