La cimice dei letti

di Santi Longo
  • 29 January 2020

Da alcuni anni, anche nei Paesi occidentali più sviluppati, con sempre maggiore frequenza, si verificano, in abitazioni, alberghi, cinema, teatri, e mezzi pubblici, le perniciose infestazioni di un insetto ematofago, che suscita ribrezzo ma, finora non segnalato quale vettore di malattie umane. Si tratta della ben nota Cimice dei letti, Cimex lectularius, che ha accompagnato l’uomo, e altri vertebrati, nel corso dell’evoluzione.
L’Emittero, ormai cosmopolita, ritenuto di origine asiatica, era già noto agli antichi Romani e Greci. E' stato recentemente segnalato in Germania, a Berlino.
Nelle abitazioni la sua moderata presenza passa spesso inosservata, sia per i costumi notturni di tutti gli stadi mobili, sia per il colore biancastro, e per le ridotte dimensioni, delle uova (circa 1 mm) e dei primi tre stadi giovanili (da 1,5 a 2,5 mm); gli ultimi due stadi preimmaginali, che misurano da 3 a 4,5 mm hanno il tegumento ambrato. L’adulto, di color ruggine, si forma dopo due mesi dalla ovideposizione, e misura fino a 6-7 mm. L’apparato boccale è pungente–succhiatore e, in relazione alla vita parassitaria, l’insetto è privo di ali posteriori, mentre quelle anteriori sono ridotte a moncherini. Singolare è la fecondazione emocelica, preceduta dall’inseminazione extragenitale traumatica. Il maschio introduce il pene nell’apertura di accoppiamento, sita sul lato destro dell’addome della femmina, fra il IV e il V urosternite, alla quale segue l’organo di Ribaga o di Berlese, infossatura a fondo cieco a forma di tasca, che accoglie gli spermatozoi. Una parte di essi vengono digeriti, mentre quelli sopravvissuti, superano la parete dell’organo di Ribaga e, per via emolinfatica, arrivano in prossimità degli ovari, dove avviene la fecondazione delle uova. Ciascuna femmina, nel corso di alcuni mesi, depone fino a 500 uova, di preferenza nelle fenditure di strutture lignee (travi, tavolame), nella carta da parati e nei vari altri siti ove si rifugia durante il giorno. Di norma l’insetto svolge 3 generazioni annue; la mortalità degli stadi giovanili è elevata quando la temperatura ambientale scende sotto i 13°C; sotto tale soglia termica, gli adulti restano inattivi; pertanto, il riscaldamento degli ambienti, favorisce le pullulazioni. Le papule, e le irritazioni provocate dagli enzimi, inoculati con le, non dolorose, punture sono simili a quelle causate da altri insetti ematofagi sinantropici; inequivocabile è invece la forma, il colore e la disposizione degli escrementi scuri, che le cimici rilasciano continuamente sui cuscini e sui substrati da esse frequentate e che percorrono per raggiungere i ricoveri diurni. Di norma, i vari stadi, si alimentano ogni 3-4 giorni, succhiando, una quantità di sangue pari fino a 5 volte il loro peso corporeo.
Per il controllo delle infestazioni è necessario effettuare una accurata pulizia degli ambienti e rimuovere le cause che favoriscono sia l’annidamento sia la riproduzione dell’insetto. Tali interventi debbono essere realizzati da ditte di disinfestazione specializzate che, se necessario, utilizzano prodotti sanitari autorizzati. Nel ‘500, il medico botanico Castore Durante, suggeriva di allontanare le cimici con “La decottion dell’assenzio aspersa nel muro e nella littiera”. Il Fiore riporta che, i baldacchini dei letti si diffusero poiché servivano, soprattutto, per evitare, durante la notte, la pioggia sulle coltri delle cimici rifugiatesi sui soffitti, attratte dall’aria calda prodotta nel sonno dagli occupanti. Curioso è il seguente messaggio, lasciato da un amico all’ ormai sordo Beethoven: “ho inteso dire oggi che tu soffri talmente per le cimici quando riposi, che ti svegli continuamente …..ti porterò qualcosa per scacciarle". Un raccapricciante impiego delle cimici è quello riportato da Solzenicyn, in "Arcipelago Gulag", nel quale descrive il “box delle cimici” come un armadio di legno, nel quale, per stroncarne la volontà e la personalità, venivano confinati i detenuti politici, insieme a migliaia di cimici affamate. Un tempo, per alleviare il prurito provocato dalle pustole, empirici rimedi suggerivano di usare il ghiaccio, o il dentifricio al mentolo sul ponfo, ma è sempre consigliabile consultare un medico.