Obiettivi di sviluppo sostenibile

di Marcello Pagliai
  • 15 January 2020

Nella giornata di studio su “La sostenibilità in agricoltura” , svoltasi il 5 Dicembre 2019 all’Accademia dei Georgofili, si è più volte fatto riferimento ai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile concordati dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (Sustainability Development Goals – the United Nations www.un.org).
Obiettivi, tutti, estremamente importanti, precisi, puntuali e quindi totalmente condivisibili. Questi obiettivi affrontano le principali emergenze a livello planetario e fra queste vi è anche la degradazione del suolo di cui viene fatto accenno non in un obiettivo suo specifico ma all’interno dell’obiettivo 2 “Fame zero” dove, preso atto della rapida degradazione delle risorse naturali, fra cui il suolo, si raccomanda, fra l’altro, un’agricoltura sostenibile e dell’obiettivo 15 “Vita sulla terra” dove viene proposto di “proteggere, recuperare e promuovere l'uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, gestire in modo sostenibile le foreste, combattere la desertificazione, arrestare il degrado del suolo e fermare la perdita della biodiversità”.
Così come sono presenti due obiettivi specifici che riguardano altrettante emergenze e sfide del futuro come l’acqua (Obiettivo 6) e i cambiamenti climatici (Obiettivo 13), forse sarebbe stato opportuno ed efficace dare anche maggiore visibilità al precario stato di salute di questa risorsa inserendo un obiettivo specifico proprio sulla protezione del suolo, per sensibilizzare maggiormente l’opinione pubblica sulla sua importanza. 

Certo è un parere che può derivare da una sorta di “deformazione professionale” ma che è supportato da una serie di dati e cifre inconfutabili: 

  • Dal suolo dipende oltre il 95% della produzione di cibo.
  • Nel mondo ogni mezz’ora se ne perdono 500 ha per le cause più diverse (erosione, inquinamento, cementificazione, ecc.).
  • Oggi oltre il 33% dei suoli mondiali è affetto da forti limitazioni per la produzione di alimenti e nei paesi industrializzati le terre da destinare all’agricoltura sono ormai limitatissime.
  • Per formare 1 cm di suolo fertile necessitano dai 100 ai 1000 anni a seconda del clima, del substrato litologico (cioè della roccia sottostante al suolo), dell’impatto antropico, ecc.
  • La biodisponibilità per le colture di elementi nutritivi viene regolata dai microrganismi del suolo che mineralizzano la frazione organica ed essi vivono nei primi 5 cm di suolo.
  • Nel suolo troviamo oltre il 90 % della biodiversità del pianeta in termini di organismi viventi.
  • La degradazione del suolo causa anche un deterioramento di altri eco-servizi come la qualità dei prodotti e del paesaggio.
  • Il centro di ricerche della Commissione Europea ha pubblicato una Nuova edizione dell'Atlante mondiale della desertificazione, dal quale emerge che “oltre il 75% delle terre emerse sono già degradate e potrebbero esserlo oltre il 90% entro il 2050”.
  • Dall’inizio degli anni ’80, in Italia, si sta verificando un decremento della capacità produttiva del suolo in oltre il 10% delle terre coltivate.

Nonostante questi dati impressionanti sembra che al suolo non venga rivolta l’attenzione che merita in termini di salvaguardia ambientale e di sicurezza alimentare, anche se qualche segnale di presa di coscienza della gravità del problema ultimamente si percepisce. A questo proposito fa piacere ricordare che il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nel suo intervento in occasione della Giornata Mondiale del suolo del 5 Dicembre u.s. ha sottolineato che il 21% dei suoli del territorio nazionale è a rischio di desertificazione di cui il 41% nel Centro e Sud Italia. Dati già pubblicati nel 2007 su “Atlante Nazionale delle Aree a Rischio di Desertificazione”, realizzato nell’ambito di un progetto che fu finanziato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e attuato dall’allora CRA – Istituto Sperimentale per lo Studio e la Difesa del Suolo in collaborazione con l’allora Istituto Nazionale di Economia Agraria (oggi entrambi CREA).
Se davvero si vuol far fronte all’incremento di una popolazione che nel 2050 richiederà un aumento di produzioni del 60% rispetto all’attuale, occorrerà promuovere seriamente azioni atte ad invertire la tendenza della progressiva degradazione del suolo, altrimenti gli obiettivi di sviluppo sostenibile non verranno mai realizzati.