I Georgofili e il rapporto tra Granducato di Toscana e Stati Uniti nell’Ottocento

di Luciana Bigliazzi, Lucia Bigliazzi
  • 24 July 2019

Il 7 marzo 1819 Giacomo Ombrosi, con Giuseppe Geri, Cosimo Del Nacca e Gaspero Mannajoni, veniva eletto socio corrispondente dei Georgofili, tutti dichiarati fiorentini (“tutti e quattro fiorentini” come si legge nel Libro dei Verbali 6, c. 26v). Giacomo Ombrosi svolse un ruolo particolare nella capitale della Toscana granducale, un ruolo assai significativo per le sue connotazioni economiche e politiche. Infatti proprio in quell’anno il Granduca Ferdinando III di Lorena aveva finalmente acconsentito (dopo le ritrosie dei suoi predecessori che più volte si erano rifiutati di autorizzare l’apertura di un consolato americano a Firenze) a che venisse istituita in città un’agenzia, affidata a Ombrosi, per facilitare le relazioni commerciali fra il Granducato e gli Stati Uniti d’America.
Ombrosi mantenne questa funzione fino al 1823, anno in cui egli divenne il primo console statunitense a Firenze, incarico che mantenne per ben 25 anni.
Ma già precedentemente al 1819, i rapporti dei Georgofili con figure eminenti d’Oltreoceano, erano attivi e consolidati: basta dare una veloce lettura ai Libri dei Verbali delle adunanze accademiche, oppure scorrere i numerosi e fittissimi elenchi dei soci corrispondenti stilati nel corso del tempo, per rendersi conto di quanto ai Georgofili premessero i contatti con emeriti studiosi divisi di fatto dall’Atlantico, ma in perfetta comunanza di interessi culturali e scientifici.
A titolo di esempio se ne citano alcuni: i botanici Barbon di Filadelfia e Mitchell di New York, il professore di medicina Bell, Bigelow docente all’Università di Cambridge in America, Dexter, presidente della Società Agraria del Massachusetts e tanti altri ancora.
Del resto, fin dalla sua fondazione (1753), l’Accademia dei Georgofili volle dotarsi di una fitta rete di soci corrispondenti disseminati sul territorio granducale, negli altri Stati italiani e all’estero: questi associati costituirono il punto di riferimento indispensabile per penetrare in altre realtà ed acquisire conoscenze altrimenti perse irreversibilmente. I viaggi scientifici o culturali costituirono l’altro pendant, ma là dove non si poteva giungere per un’infinità di motivi, quelle mani che scrivevano da luoghi lontani lettere, memorie e resoconti rappresentarono l’unica fonte di informazione: una rete sparsa sull’intero globo -antesignana del moderno web- che permise scambio di informazioni da una parte all’altra del mondo, segno palese della volontà di rendere condiviso il sapere.
Con l’ingresso di Ombrosi in ambito georgofilo, il numero degli statunitensi che su sua proposta vennero nominati corrispondenti salì vertiginosamente e fra questi anche tre presidenti americani, Monroe, Madison, Jefferson, che vennero eletti nel settembre 1819 e nel gennaio 1820.
Proponiamo qui di seguito la riproduzione di due lettere di Ombrosi conservate nell’Archivio Storico dell’Accademia dei Georgofili nelle quali egli, indirizzandosi al segretario delle corrispondenze Ferdinando Tartini Salvatici, proponeva alcune nomine; altro documento infine riguarda la trasmissione di una lettera, datata 21 luglio 1847 e indirizzata a Cosimo Ridolfi, presidente dell’Accademia fiorentina, del botanico e ingegnere topografico James Duncan Graham il quale ebbe incarico dal Governo degli Stati Uniti di identificare il confine di nord-est fra questo Stato e le adiacenti provincie inglesi.
Infine, come non ricordare che alcuni Georgofili, già da tempo, avevano scelto gli Stati Uniti come patria di adozione; fra questi Filippo Mazzei che dalla sua Toscana portò vitigni da impiantare al di là dell’Oceano e da questa terra lontana inviò all’Accademia alcune spighe di varietà di grano americano per tentarne la coltivazione nel Granducato. E ancora: gli Stati Uniti rappresentarono il luogo di approdo di tante casse ben confezionate di vino toscano: nei secoli scorsi garantire la durabilità del vino costituì un vero e proprio problema e sottoporre le bottiglie a un così lungo viaggio e riscontrarne all’arrivo l’inalterabilità, significò per la Toscana dell’epoca aver vinto un’importante battaglia a favore di uno dei suoi prodotti principali che finalmente poteva divenire oggetto di commercio.

Immagine di apertura: Thomas Jefferson (1743-1826)

Sotto: Lettera di Giacomo Ombrosi a Ferdinando Tartini Salvatici, Segretario delle Corrispondenze di casa Mezzanini Aldobrandini, Firenze 2 marzo 1824



Sotto: Lettera di Giacomo Ombrosi a Ferdinando Tartini Salvatici, Segretario delle Corrispondenze dell’I. e R. Accademia dei Georgofili, Firenze 3 luglio 1825 


Sotto: Lettera di James Duncan Graham a Cosimo Ridolfi, Presidente dell’Accademia dei Georgofili - Washington, 21 luglio 1847