La “guerra elettronica” tra falene e pipistrelli

di Santi Longo
  • 05 June 2019
Le specie di pipistrelli predatori e le falene presenti in una stessa area sono definite simpatriche; esse adottano misure e contromisure idonee a consentire alle prime di predare e alle seconde di sfuggire agli attacchi. Tale competizione può essere assimilata alla cosiddetta “guerra elettronica” o Electronic warfare (EW) umana, poiché comprende azioni riguardanti l'uso di energia diretta a controllare lo spettro delle emissioni radio, finalizzata all'attacco a forze nemiche, o l'impedimento di un assalto nemico tramite lo spettro elettromagnetico.
In molti Lepidotteri Nottuoidei sono stati individuati organi timpanici, costituiti anche da una o due cellule, grazie ai quali sono in grado di captare gli ultrasuoni emessi dai pipistrelli e di evitarli lasciandosi cadere come morti. In Canada, partendo da tale osservazione è stata messa a punto un’applicazione di lotta biotecnica basata sulla manipolazione dei rapporti interspecifici: il “grido ultrasonico” dei pipistrelli, registrato e diffuso con altoparlanti in campi infestati da Lepidotteri notturni, ha allontanato gli esemplari di quest’ultimi, sensibili alla ricezione ultrasonica.
L’Erebidae Melese laodamia, presente in Centro America, è in grado di emettere ultrasuoni ritenuti capaci di disturbare l’ecolocazione sonar dei pipistrelli. Per questa caratteristica, la specie è stata inserita nello stemma dello Squadrone RAF 360 di difesa anti-radar dell’aviazione militare inglese, il cui compito era quello di sviluppare equipaggiamenti e tattiche in grado di bloccare i radar nemici.
Due specie del genere Yponomeuta: Y. evonymella e di Y. cagnagella, ritenute del tutto “sorde”, sfuggono all’assalto dei pipistrelli producendo ultrasuoni, durante il volo, grazie alla presenza, nelle ali posteriori, di una piccola area traslucida, priva di squame, dotata di creste che, con il movimento delle ali, producono dei suoni dai quali i pipistrelli avvertono la presenza di prede non commestibili, sgradevoli o potenzialmente tossici. Le larve delle due falene si nutrono delle foglie di Evonimo e gli adulti non sono commestibili per la presenza di butenolidi, e di Isosiphondin i cui derivati, se ingeriti, hanno attività citotossica.
Frequentemente le larve di Y. cagnagella causano serie defogliazioni alle piante di Euonymus europaeus, essenza spontanea diffusa in tutta Italia. Il Lepidottero è stato segnalato anche su altre specie esotiche della Celestracea, quali l’ornamentale E. japonicus. La falena è diffusa in Europa, Asia Minore, Medio Oriente, Siberia e Isole Britanniche ed è stata introdotta in Nord America con piante di Evonimo importate, presumibilmente, dall’Olanda. L’apertura alare degli adulti, di entrambi i sessi, simili alla congenere Y. malinellus, è di circa 26 mm. Le ali anteriori sono di colore bianco con punti neri disposti in file; le posteriori sono grigie con frangia di peli biancastri. Le larve vivono gregarie entro nidi sericei; a maturità sono lunghe 25 mm, di colore verde grigiastro con capo, pronoto e scuto anale nerastri negli altri tergiti sono presenti due macchie nere. Completato lo sviluppo, in maggio, tessono un bozzolo sericeo bianco e incrisalidano entro il nido sericeo, o al suolo. Gli adulti sfarfallano dopo una decina di giorni; le femmine fecondate si portano sui rametti di 2 anni ove, in prossimità di una gemma, depongono in media 50 uova, parzialmente sovrapposte in ovature a placca. Dopo circa 2 settimane nascono le larve che svernano sotto la ooplacca protettiva. A fine marzo le larve riprendono l’attività trofoca rodendo le foglioline della pianta ospite e, mantenendosi gregarie, costruiscono un nido sericeo di protezione. E. europeus sopporta anche severe defogliazioni, subendo solo danni estetici, mentre temibili sono gli attacchi agli Evonimi esotici ornamentali, segnalati negli USA e controllabili con tempestivi trattamenti larvicidi con formulati microbiologici.


Fig. 1 Stemma dello squadrone RAF 360

Fig. 2 Larve di Yponomeuta cagnagella entro il ricovero sericeo su Euonimus europeus


Fig. 3 Adulti di Y. cagnagella