Paparazzi del piatto e pornografia alimentare

di Giovanni Ballarini
  • 30 January 2019
Fotografare i piatti è una moda e i Paparazzi del Piatto sono coloro che compulsivamente mettono le loro foto di piatti su Facebook, Pinterest, Instagram inondando l’universo mondo informatico con Food Porn, un termine che non indica filmini hard dove il cibo fa da sfondo a scene di sesso, ma che identifica un cibo da mangiare soprattutto con gli occhi e che è presentato su riviste patinate o libri di cucina con fotografie di piatti che alla sola vista fanno venire l’acquolina in bocca.
Pornografia Alimentare è un altro termine che è attribuito a immagini di torte al cioccolato, arrosti succulenti, pastasciutte traboccanti sugo, salumi che sembrano emanare profumi meravigliosi e suscitano immagini di territori incontaminati, che non hanno niente da invidiare alle ragazze di copertina delle riviste. In entrambi i casi i termini di "Food Porn" e "Pornografia Alimentare" fanno riferimento al significato originale della parola greca porné che significa vendere e in questo caso indica l’uso dell’immagine per vendere un cibo o un piatto indipendentemente dai suoi valori nutrizionali, simbolici e quant’altro e quando la componente visiva supera di gran lunga quella del giusto e corretto consumo alimentare.
Come tutte le novità, fotografare il cibo per alcuni è divenuta una passione, un’ossessione, un disturbo comportamentale o mentale, se non una malattia. Con le foto dei piatti si può passare al collezionismo e alla condi-visione d’immagini dei piatti più gustosi con gli amici od altri tramite la rete informatica. Fotografare il cibo è un fenomeno complesso. Se si fotografa il cibo è perché lo si apprezza e si vuole condividerlo con altre persone e in questo senso aiutano molto i social network dove esistono siti dedicati al Food Porn dove le foto del cibo generano il cinquanta per cento in più di condivisioni rispetto alle foto della moda e dello stile. La mania di fotografare i piatti al ristorante non riguarda soltanto i giornalisti enogastronomici e i blogger, ma anche la gente comune e vi sono ristoratori che vietano di fotografare le pietanze ordinate per impedirne una riproduzione, ma vi sono anche ristoratori che gradiscono la fotografia perché la ritengono o ininfluente o una forma di pubblicità alla loro cucina.
L’ossessione digitale da cibo segnala un disturbo soprattutto quando l’aspetto di cosa si mangia è più importante della nutrizione e il cibo diventa un’ossessione, il centro della vita sociale e comunicare più importante del mangiare stesso. Mostrare e diffondere immagini di piatti prestigiosi, da parte di alcuni può anche essere il segno della rappresentazione di un proprio potere, economico o sociale. Su questo comportamento stanno riflettendo gli psicologi che indicano come una malattia psichiatrica compare quando le immagini del cibo divengono la principale se non l’unica cosa che si fa su Internet e quando l’utente diventa monotematico escludendo tutte le altre componenti dalla sua condivisione di informazioni. Alcune analisi suggeriscono anche un collegamento tra la Pornografia Alimentare, l’aumento di peso corporeo e disturbi alimentari di vario tipo, ma anche alla moda di tatuarsi il piatto preferito o l’insegna del ristorante o del fast food di cui si è clienti, segni questi ultimi di un’anomala ossessione da cibo che ruota attorno a tutta un’esistenza e non è più̀ semplice nutrimento per il corpo o un piacere per il palato.
Se una ricerca compulsiva e la diffusione dell’immagine del cibo è un disturbo alimentare, non bisogna dimenticare che il piacere del cibo prima di tutto è visivo. Questo non significa però che deve essere solo bello anche quando possibilmente cattivo o cibo spazzatura (junk food). Importante è che sia cibo seducente e che attiri: non solo un prestigioso piatto di foie gras accompagnato da una coppa di champagne, ma anche una bella luganega da mangiare con un pane fragrante ottenuto da una lunga lievitazione con di lievito madre e un bicchiere di vino rosso. Indubbiamente quando il cibo arriva al palato, sono le papille gustative che lo analizzano, ma é il cervello che lo giudica e lo apprezza. In cervello è inoltre preparato dalla vista ed anche dall’olfatto e niente è peggio di un cibo che, pur buono al palato, mal si presenta alla vista.