Quali orizzonti per la futura nutrizione mondiale?

di Alessandro Bozzini
  • 15 November 2017
Nell’ultimo mezzo secolo la popolazione umana è più che raddoppiata, superando, già a fine 2011, sette miliardi. Tuttavia, anche la produzione alimentare mondiale, nello stesso periodo, è più che raddoppiata con un dimezzamento del costo dei cibi, di cui, ovviamente, ha beneficiato buona parte dell’umanità, tranne il miliardo di persone che ancora oggi soffrono la fame. Ciò principalmente a causa della loro povertà, che non permette loro l’acquisto di cibo, anche se disponibile.
L’incremento della produzione alimentare è legata principalmente ai progressi scientifici e tecnologici che hanno messo a disposizione degli operatori agricoli importanti fonti energetiche e mezzi meccanici per il dissodamento e la lavorazione dei terreni, non più esclusivamente manuali o con l’aiuto di animali, aumentando notevolmente, con le lavorazioni meccaniche, le superfici utilizzate e quindi le produzioni.
Sono state inoltre rese disponibili agli agricoltori nuove varietà ed ibridi delle specie vegetali fondamentali per l’alimentazione umana: cereali, leguminose da granella, oleaginose, specie ortive e fruttiferi, adatti ai vari climi e territori, che hanno permesso rese superiori, anche per la disponibilità e la corretta utilizzazione di nuovi ed efficaci fertilizzanti e pesticidi di sintesi, prima inesistenti. Anche l’allevamento degli animali domestici ha subito un incremento di efficienza e produttività prima impensabili. Tutto ciò dapprima nei Paesi sviluppati e quindi anche nei Paesi emergenti, mediante la ormai famosa “Rivoluzione verde”, particolarmente in Asia e nel Centro e Sud America.
Tuttavia, a tali risultati positivi, che hanno permesso di nutrire le popolazioni esistenti, sono anche corrisposte conseguenze negative per l’ambiente ed in particolare per buona parte dei terreni utilizzati, mediante l’incremento dell’erosione superficiale, stimata pari a circa un quinto dei terreni più fertili, ma anche con la salinizzazione ed in molti casi anche con la desertificazione di molte aree già semi-aride. Inoltre, un altro quinto dei terreni utilizzabili per la pastorizia sono stati perduti per un pascolamento irrazionale od eccessivo. Inoltre circa un terzo dell’area forestale mondiale è andata perduta per disboscamenti selvaggi effettuati per la produzione di legname o di colture che poi hanno rapidamente esaurito la scarsa fertilità presente. A tutto ciò, in questo ultimo mezzo secolo, si è aggiunta una alterazione dell’equilibrio dell’atmosfera terrestre, con un incremento, dagli iniziali 280 ppm di CO2 agli attuali 410 ppm e con l’aumento di altri “gas serra”, legati, in particolare all’incremento continuo dell’uso di combustibili solidi, liquidi e gassosi di origine fossile, usati per le produzioni di energia termica, motrice ed elettrica.
A tutto ciò si sono aggiunti una serie di altri problemi: la continua perdita della biodiversità vegetale ed animale, un continuo incremento della urbanizzazione, oltre che ad alcuni effetti nefasti sulla salute per la contemporanea e crescente presenza di malnutrizione per carenza od eccessivo consumo di cibo (obesità in particolare).
Nello stesso tempo si è verificato un sempre più elevato consumo di alimenti di origine animale (carne, latte, uova e derivati) con il continuo aumento numerico di animali domestici, anch’essi arrivati a diversi miliardi di capi, che, specialmente e sempre più, sono nutriti nelle “biofabbriche”, non più con foraggi, ma con granaglie che potrebbero essere usate per l’alimentazione del miliardo di umani sottonutriti ed affamati.
Nei prossimi decenni, a meno di imprevisti, avremo di fronte un incremento di un altro paio di miliardi di umani, con tutte le conseguenze prevedibili: un ulteriore incremento dell’urbanizzazione (nei vari continenti esistono già una diecina di megalopoli con oltre 20 milioni di abitanti!) e della conseguente richiesta di cibo e di energia che, si stima, potrebbe essere addirittura raddoppiata e con una conseguente diminuzione degli operatori addetti alla produzione alimentare.
Inoltre, a metà del secolo scorso, a livello mondiale, per alimentare 2 persone era disponibile circa un ettaro di terreno coltivato. Si prevede che, a metà di questo secolo, un ettaro dovrà essere in grado di alimentare ben 5 persone, tenendo anche presente che ci sarà certamente una minore disponibilità di acqua dolce necessaria per vita e sviluppo degli umani, delle piante e degli animali domestici allevati per la loro nutrizione.
Non è certo un mistero che l’unica soluzione possibile per affrontare tali numerosi e complessi problemi finora illustrati, risiede nello sviluppo e l’utilizzazione di tecnologie presenti e future che la ricerca potrà metterci a disposizione, in particolare nel campo biologico, ambientale, biochimico ed energetico. Certo, per l’uso di tutte tali tecnologie, dovrà essere effettuato un accurato controllo di innocuità basato su precise e ripetibili analisi e risultati scientifici e non su pregiudizi od informazioni diffusi da persone od organizzazioni incompetenti od interessate ad una non loro utilizzazione. Tali tecnologie, per quanto riguarda l’alimentazione, dovranno coinvolgere i principali cereali, leguminose da granella e foraggiere, le specie produttrici di proteine e lipidi di elevato valore alimentare, gli ortaggi ed i fruttiferi, con particolare attenzione anche alla presenza e concentrazione di prodotti energetici e nutraceutici di grande importanza per lo sviluppo e la sanità degli umani.
Per quanto riguarda i prodotti di origine animale, si dovrà cercare di diminuire gli eccessi di produzione di carni che richiedono mangimi ormai sempre più legati all’uso di granaglie di prodotti che potrebbero essere direttamente usati per l’alimentazione umana.
Oltre allo sviluppo dell’Agricoltura si dovrà anche provvedere con urgenza anche allo sviluppo dell’Acquacoltura e della Maricoltura. Tenendo presente che le acque marine e dolci coprono aree molto superiori a quelle terrestri e che nelle acque vivono molte più specie degli esseri viventi di quanti prosperano sulla terraferma, con innumerevoli specie sia vegetali che animali di possibile ed elevato valore nutrizionale, per risolvere i problemi alimentari delle prossime generazioni un contributo fondamentale potrebbe venire da un razionale ed intelligente sfruttamento di tali fonti. Oggi, in tale settore, siamo ad un livello simile a quello di diversi secoli fa nella domesticazione ed uso delle specie terrestri.
Anche a livello di conoscenza, mentre abbiamo in Italia circa una trentina di sedi, tra le principali e secondarie, di Istruzione Universitaria per Agricoltura e Veterinaria, nell’ambito della Mari- ed Acqua-Coltura non ne abbiamo nemmeno una! In Italia, con oltre 8 mila chilometri di coste marine, lacustri e fluviali potremmo produrre una notevole quantità di alimenti utilizzando specie e mangimi di origine acquatica. Quando ci decideremo di usare anche questa formidabile risorsa, finora limitata ad una utilizzazione di rapina, come facevano i nostri progenitori cacciatori-raccoglitori di 10 mila anni fa con le risorse terrestri?
Infine, un’ultima riflessione. Sarebbe tempo che i problemi alimentari vengano affrontati con competenza, onestà intellettuale e scientifica, nonché col coraggio di controbattere vigorosamente ignoranza, pregiudizi e malafede. Sarebbe anche tempo che oggi si riconoscesse che coloro, come Vavilov, Strampelli, Borlaug e molti altri, anche viventi (come Swaminatan che ha promosso la “Green Revolution” in India), che hanno contribuito a sfamare il genere umano, venissero considerati come Grandi Benefattori dell’Umanità, a differenza di tanti dirigenti politici, delinquenti ed assassini, che hanno dato la morte a milioni e milioni di umani e distrutto centinaia di città, purtroppo sempre più citati dalla attuale informazione e dalla storia!