Mungitura robotizzata e costo di produzione del latte

di Giovanni Ballarini
  • 31 May 2017
Dopo diecimila anni di mungitura a mano degli animali, cento anni fa inizia l’era della mungitura meccanica, ora robotizzata, che si sviluppa in tre fasi.
Nel 1917 negli Stati Uniti è commercializzata la prima macchina mungitrice "a secchio", azionata dal vuoto e con pulsazioni controllate, adatta per singoli animali ospitati in stalle tradizionali a stabulazione fissa. Pochi anni dopo, nel 1924, nella mungitura meccanica di mandrie numerose il latte prelevato, attraverso una speciale tubazione posta sopra le poste degli animali, è trasportato a una cisterna di raccolta.
Dopo l’ultima guerra negli allevamenti a stabulazione libera è la mungitura meccanica che determina la nuova organizzazione della stalla, progettata e costruita attorno alla sala di mungitura che in diversi modelli ingegneristici diviene sempre più raffinata, ma ha sempre necessità dei mungitori che intervengono nelle due e anche tre mungiture giornaliere.
Negli ultimi anni e in numerose ragioni anche europee si diffonde la mungitura robotizzata, nella quale la bovina, spontaneamente e diverse volte il giorno, si reca a una postazione dove è munta da un robot, ricevendo nello stesso tempo una parte della sua alimentazione, individualmente calibrata. Almeno sette sono i punti di forza della mungitura robotizzata alla base del suo successo.
Il primo motivo è la rapida evoluzione tecnologica dei robot, sempre più precisi, affidabili e con una progressiva diminuzione dei costi di acquisito ed esercizio. Una seconda ragione del successo è che il robot elimina il gravoso lavoro di abili mungitori, di non sempre facile reperibilità. Terzo motivo è che le due mungiture giornaliere stanno creando non pochi problemi alla mammella delle bovine molto produttive, che hanno bisogno di tre e più mungiture nelle ventiquattro ore. Quarto motivo consiste che la bovina, animale biologicamente predisposto a un’alimentazione continua, utilizza volentieri la mungi-tura robotizzata perché attratta dal mangime che le è somministrato secondo le sue necessità e questo contribuisce a un suo migliore benessere. Quinto motivo è l’indubbio vantaggio di una somministrazione, durante la mungitura, di un alimento in dose predeterminata e individualizzata per ogni singolo anima-le in relazione al suo momento produttivo, con una migliore nutrizione individuale (alimentazione di precisione) e una riduzione dei costi, perché in un gruppo unico la tecnica unifeed usualmente seguita tende a somministrare una quota eccessiva di concentrati a bovine ormai gravide e nella seconda metà della lattazione, pratica pericolosa anche per la salute delle vacche. Sesto punto di vantaggio della mungitura robotizzata sta nel suo utilizzo come strumento di controllo individuale degli animali, non solo per quanto riguarda la produzione di latte, ma anche per il loro stato di salute, anche in una strategia di zootecnia di precisione. Settimo motivo del successo della mungitura robotizzata sta nell’essere adatta, se non ideale per le stalle di piccole e medie dimensioni (dalle trenta alle centoventi mucche in lattazione) dove la mungitura è gestita direttamente dal titolare, senza la presenza di uno o due mungitori, risparmiando un costo oggi insostenibile. Dall’insieme di questi vantaggi deriva una convenienza economica globale che si riflette anche in una diminuzione del costo di produzione del latte e così rendendo più competitivi sul mercato gli allevamenti che hanno adottato una mungitura robotizzata.
Accanto ai numerosi e indubbi vantaggi, la mungitura robotizzata non è esente di alcuni limiti da tenere presenti, soprattutto per la situazione italiana. Il primo limite è di tipo culturale, perché un corretto ed efficiente uso del robot modifica tutta la gestione della stalla. Un secondo limite riguarda l’alimentazione, perché la principale motivazione che spinge le bovine a farsi mungere dal robot è il mangime che deve essere ben pellettato (alta durabilità), sollevare poca polvere ed essere molto appetibile, non per la presenza di aromi o additivi, ma utilizzando alimenti graditi come la soia e i suoi sottoprodotti, il mais, l’orzo, il favino, il pisello proteico, le polpe di bietola, il girasole e il me-lasso ed evitando materie prime di scarsa appetibilità come i grassi rumino-protetti, la semola glutinata di mais, alcuni sottoprodotti del riso, i distillers e cruscami di scarsa qualità.  
In Italia fin dopo l’ultima guerra dominava quasi incontrastata la mungi-tura a mano, con un mungitore ogni dodici mucche, poi è stata adottata la mungitura meccanica con mungitori che operano ogni giorno dell’anno, il mattino presto e il pomeriggio, in condizioni disagiate, con un lavoro pesante e spesso ingrato, compiuto dai bergamini (non perché provenienti dalle montagne bergamasche, ma dal francese berger, pastore) progressivamente sostituiti da immigrati stranieri, provenienti soprattutto dall’India, Pakistan e Sri Lanka. Oggi non sempre si trova personale all’altezza del compito al quale è desti-nato ma soprattutto il suo costo si sta innalzando divenendo un problema per le piccole e medie aziende, che anche per questo producono il latte a prezzi non competitivi con quello europeo e mondiale.
Ancora scarsa in Italia è la diffusione della mungitura robotizzata, mentre sarebbe molto utile soprattutto nelle stalle di piccole e medie dimensioni, che più di altre godono dei vantaggi di questo metodo di mungitura che intervenendo sulla gestione della stalla nel suo insieme concorre a diminuire il costo di produzione del latte.
L’Italia non produce il latte richiesto dal mercato e necessario per una buona nutrizione dei suoi abitanti, per cui è costretta a importarlo da paesi nei quali le stalle, anche con mungitura robotizzata, lo producono a prezzi inferiori a quello italiano. Più che piangere sul latte versato – è la parola adatta – e ricorrere ai pannicelli caldi delle etichettature e degli spot pubblicitari, è necessario produrre in Italia più latte, a prezzi competitivi con quelli del mercato europeo e mondiale, migliorando le condizioni di lavoro nelle stalle e il benessere degli animali che producono il latte, usando gli strumenti a disposizione, come la mungitura robotizzata.