Le piante da profumo nella tradizione italiana

di Vittorio Marzi
  • 25 October 2017
L’impiego di piante dotate di sostanze odorose, comunemente dette aromatiche, ha avuto un ruolo rilevante nella lunga storia dell’essere umano, non solo come esaltatori della sapidità degli alimenti, ma anche per soddisfare le esigenze estetiche nella cura della propria persona e nel mantenere un aspetto gradevole del fisico, come anche nel conservare una serie di consuetudini e riti di carattere sociale e religioso, frequentemente molto diversi nelle popolazioni e nei secoli. Il termine “profumo”, infatti, viene dal latino “per fumum”- attraverso il fumo- dal momento che i primi profumi provenivano dagli aromi bruciati come l’incenso o dal sacrificio degli animali.
Tecnicamente si definisce “aroma” il risultato dell’insieme delle sensazioni gustative ed olfattive provocate da una o più molecole, dette “stimolanti” o “aromatizzanti”, che agiscono su particolari recettori presenti negli organi sensoriali. Il termine anglosassone “flavours” sta ad indicare l’insieme e le interazioni tra le due sensazioni. I flavours and fragrances e flavours ingredients, sono impiegati in una molteplicità di prodotti finiti dagli alimenti ai cosmetici, agli spray più diversi, ai detersivi. In particolare, il termine “fragrances” è più appropriato per le preparazioni non alimentari. 
E’indubbio che il senso dell’olfatto nelle relazioni del mondo animale è alla base dei comportamenti, sia nei riguardi del cibo, sia del richiamo sessuale e sia nel modo di essere.    
Ed è proprio la constatazione che l’olfatto è l’organo privilegiato dell’animalità ed è particolarmente sviluppato nelle popolazioni primitive ad aver creato nella storia del pensiero umano pareri discordanti, come evidenziato nel volume “Storia dei profumi” di B. Manier. Secondo autorevoli opinioni filosofiche l’odorato declasserebbe l’essere umano al rango di animale ed il piacere dell’odore sarebbe, secondo Freud, il retaggio di una bestialità antica. 
Pur tuttavia, il fatto che alcune espressioni del linguaggio comune per indicare un uomo permaloso o di buon senso “ha la puzza sotto al naso”, “ha naso”, “a lume di naso”, “ha fiuto”, “sente odore di bruciato”, riporta a dare valore al senso dell’olfatto, trasformando, come scrive la Manier, un senso rozzo e primitivo in uno strumento di percezione sottile e raffinato.
Diviene, nel tempo, una esigenza della vita moderna di eliminare fetori e miasmi nel dare ai profumi un ruolo prevalente nella quotidianità delle persone e negli ambienti. Giustamente è stato osservato che si deve distinguere l’olfatto “primitivo” dall’”odorato civilizzato”: il primo con funzione squisitamente utilitaristica è il fiuto che garantisce la sopravvivenza dell’uomo primitivo o dell’animale; il secondo è frutto dell’evoluzione dei costumi, che ha contribuito ad esaltare la profumeria.
La storia dei profumi risale all’antichità, legata a riti religiosi e alle usanze cosmetiche.
Dopo la parentesi medioevale, in cui furono messi al bando i piaceri della vita, l’uso dei profumi importati dal mondo arabo ebbe grande diffusione in Italia a partire dal Rinascimento. Il profumo diventa un segno di distinzione dei nobili e dei ricchi, un marchio odoroso che allontana dagli effluvi popolari e dalla dilagante sporcizia. Nelle classi agiate, il profumo assume un ruolo fondamentale nell’igiene personale, come unica possibilità di pulizia, essendo stato progressivamente eliminato l’uso dell’acqua. Motivi di carattere religioso, che consideravano le terme luoghi peccaminosi più che utili alla cura personale, ma anche la convinzione medica che l’acqua ed i bagni caldi fossero vettori di malattie attraverso i pori della pelle, avevano indotto ad una specie di pulizia “a secco”. Pertanto, creme, pomate, unguenti, polveri, profumi avevano il compito di celare i cattivi odori. 
Nella Firenze rinascimentale si affermò la corporazione degli speziali, a cui appartenevano anche i profumieri che sollecitati dalle richieste di donne famose, Isabella d’Este, Caterina dei Medici, Lucrezia Borgia, di e Firenze fu per lungo tempo il centro della creazione europea. Verso la fine del XVII secolo, la creazione dell’acqua di Colonia segnò il declino della profumeria italiana e l’inizio di quella moderna

Per la nota dolce e soave e la delicatezza della fragranza, la rosa costituisce la più larga base impiegata in profumeria. L’industria delle essenze utilizza la rosa muschiata, la rosa rifiorente “Ulrich Brunur”, nel passato coltivata in riviera, come la “Rosa d’Italia, la rosa centifoglia e la rosa damascena. Un ettaro di piantagione produce circa 4-5 t di petali, da cui si estrae un kg di essenza. Il profumo dell’assoluta di “Rosa di Maggio”, è presente nel profumo più costoso del mondo “Joy” creato dallo stilista Jan Paton nel 1930. 
L’essenza di agrumi hanno un ruolo importante per la nota olfattiva di freschezza e di armonia, che il creatore di profumi di classe utilizza nelle sue composizioni. Le essenze agrumarie hanno avuto grande successo nel passato nella preparazione di acque aromatiche, fra cui la famosa “acqua ninfa” e l’universale acqua di colonia, attribuito all’italiano Giovanni Maria Farina, stabilitosi a Colonia per commerciare profumi nei primi anni del 1700.
L’acqua di colonia passò nel 1862 in proprietà della casa Roger e Gallet, conosciuta come “Eau de Cologne” divenendo un’acqua di toilette incomparabile, per le proprietà toniche e rinfrescanti. 
Dalla lavorazione industriale degli agrumi si ottengono numerosi derivati, tra i quali gli oli essenziali, di largo impiego nell’industria profumiera per la tonalità e freschezza duratura, che danno una piacevole sensazione olfattiva. La nota agrumaria viene in genere associata ad immagini positivi di giovinezza e naturalità
Le essenze sono presenti nei frutti, nelle foglie e nei fiori.
Sotto il nome di arancio sono comprese due specie l’arancio amaro (Citrus aurantium L. var. bigaradia Risso e Hooker) e l’arancio dolce (Citrus aurantium L. var dulcis. L.)
Nel frutto si distinguono il pericarpo (flavedo) contenente numerose vescicole oleose ricche di oli essenziali, il mesocarpo (albedo) ricco di sostanze pectiche utilizzabili nel settore alimentare come gelificanti, talvolta rappresenta la parte commestibile, come nel cedro nella produzione di canditi, l’endocarpo (carpelli) costituente l’involucro membranose delle logge carpellari (spicchi) ricchi di otricoli cellulari succulenti 
Il “Neroli” è l’essenza estratta dai fiori di arancio amaro con distillazione in corrente di vapore o con il metodo “dell’enfleurage", è un liquido limpido di colore giallo-pallido giallo ambrato con leggere fluorescenza blu odore soave tipico dei fiori di arancio. 
L’essenza di bergamotto si ottiene dal pericarpo ricco di ghiandole oleifere, di natura lisigena, in particolare nell’esocarpo sottile; i componenti sono acetato di linalile il più importante, limonene, nerolo, geraniolo, bergaptolo, bergaptene, quest’ultimo ha un effetto fitotossico, per cui sul mercato sono preferiti le tipologie bergaptene-free.
L’essenza trova largo impiego nella composizione dell’acqua di Colonia per la sua notevole freschezza. E’ impiegato nei profumi tipo Chypres e Fougeres. L’essenza ha buone proprietà antisettiche è un sedativo nervino, attivo nelle forme di depressione e ansia, da usare in aromaterapia e nei massaggi del corpo. I frutti e le scorze servono per la preparazione di canditi.
I profumi al gelsomino sono fragranze dall’alto potere seduttivo, ecco tutti da provare tra fragranze storiche e moderne. A seconda delle interpretazioni i profumi al gelsomino richiamano i luminosi giardini del Mediterraneo o le calde notte orientali, 
La nota di gelsomino è la più amata per i profumi femminili (ma non solo).
Un’antica tradizione riveste la lavanda, già nota in epoca romana, come è testimoniato dal nome, nella preparazione di acque profumate, in cui si mettevano rametti freschi o nella preparazione di sacchetti profumati da porre negli armadi di biancheria.
L’essenza di lavanda si distingue per la sua nota fresca, pulita e riposante, dovuta oltre all’elevato contenuto di acetato di linalolo (30-50%), che ne determina la qualità, alla presenza di valerianato di linalolo, composto utilizzato nelle preparazioni sedative, come quella a base di valeriana.
Diverse sono le acque profumate del passato (acqua verginale, acqua degli angeli) in cui è presente la lavanda, alla quale si aggiungono diverse composizioni, quali la lavanda muschiata, la lavanda ambrata per ottenere note calde e durature più in uso nell’Ottocento, mentre in tempi più moderni sono preferite note fredde, rinfrescanti, leggermente floreali. 
L’iris o giaggiolo, il cui fiore molto diffuso nei giardini ed emblema del comune di Firenze, con alterne vicende legate al mercato, ha avuto una discreta diffusione in Toscana ed un pò nel Veneto. L’olio essenziale estratto dai rizomi per la sua consistenza viene comunemente chiamato “burro d’Ireos” o “concreta di Ireos, contiene una sostanza inodore che è l’acido miristico per circa l’80-90% e ironi da cui deriva la componente odorosa. Per il suo profumo dolce e tenace viene usato in profumeria e si amalgama bene con il mughetto, mimosa, Ylang Ylang, sandalo, etc.
Merita di essere citato per i suoi fiori profumatissimi la viola mammola (Viola odorata L.) di cui celebri sono la Violetta di Parma e la varietà Victoria più rustica, di cui si utilizzano le foglie. Si ottiene un profumo delicatissimo, penetrante, indicato per la profumeria di gran lusso, per la resa in estratto dei petali molto basso, per cui è reperibile l’assoluta naturale di foglie, con caratteristiche note verdi, che si amalgama bene con basi floreali.
Numerose sono le specie utilizzabili in cosmesi non solo per i profumi, ma soprattutto per tutta una serie di prodotti per l’igiene del corpo e dei capelli, quali saponi, shampoo, dentifrici, creme e ciprie, massaggi del viso e del corpo, pot-pourri, vaporizzatori e spray per la profumazione degli ambienti, il cui consumo è in continua crescita. Nella lunga storia della “saponetta profumata” si alternano frequenze particolari alla rosa, alla violetta, al trifoglio, alla felce, alla lavanda, al gelsomino, o a richiami esotici di sandalo, di ylang-ylang, etc. Le stesse essenze vengono impiegate nella preparazione dei bagni profumati di antica tradizione greco-romana, con alterna fortuna nel medioevo ed in netta ripresa in epoca moderna, per gli effetti terapeutici dell’acqua del bagno con infusi diversi, quali l’alloro molto tonificante, la lavanda rilassante, la melissa stimolante, alghe marine, emollienti, etc.
Il profumo può apparire una eccessiva voglia di far valere la propria persona, spesso una inutile vanità, ma può essere un sano modello di comportamento, quando con sobria eleganza ci si presenta nella società. Il profumo, quindi, interessa tutta la comunità nelle diverse fasce di età, divenendo con il passare degli anni, dapprima fresco, giovanile, ardente, dopo con l’età adulta, delicato, sobrio, riposante ma raffinato. La profumeria, quindi, diventa arte, moda, costume di vita, come dalla fantasia dei nomi, che invadono un mercato sempre in crescita per merito di una tecnologia che ha saputo appropriarsi di un patrimonio naturale.