La gestione delle risorse idriche: sfida del futuro

di Marcello Pagliai
  • 21 June 2017
Continua in molte aree del nostro Paese il problema drammatico di siccità dovuto alla scarsità di piogge negli ultimi mesi che ha compromesso e compromette i raccolti agricoli, mettendo in ginocchio un settore già fortemente provato dalla crisi globale.
Al di là delle varie opinioni e ipotesi sulla natura dei cambiamenti climatici, è evidente  che gli effetti di alcuni di questi cambiamenti sono tangibili e i loro effetti sul suolo sono talvolta eclatanti come, da un lato, l’aumento documentato della frequenza con cui si verificano eventi piovosi di forte intensità concentrati in un breve periodo con conseguente aumento dei rischi erosivi, dall’altro ad un aumento della frequenza dei periodi di siccità e della loro lunghezza; aspetto questo che, come detto, crea serissimi problemi all’agricoltura ma comincia a creare problemi anche alle nostre foreste. Si ribadisce che i cambiamenti climatici e l’intensificazione della pressione antropica hanno provocato, negli ultimi 40 anni, una diminuzione di circa il 30% della capacità di ritenzione idrica dei suoli agricoli, con un relativo accorciamento dei tempi di ritorno degli eventi meteorici in grado di provocare eventi calamitosi. Tale perdita di capacità di trattenere l’acqua da parte dei suoli è anche da imputare alla drastica diminuzione di sostanza organica depauperata da decenni di agricoltura intensiva. Occorre quindi, anche in agricoltura, operare una gestione razionale delle risorse idriche abbattendo ogni minimo spreco, sensibilizzando e incentivando gli agricoltori a sostituire i vecchi impianti irrigui con impianti che riducono notevolmente i volumi di adacquamento e massimizzano l’efficienza idrica, tipo i sistemi di irrigazione a goccia che, fra l’altro, non danneggiano la struttura del suolo.
Si è verificato che l’aumento dell’aggressività delle piogge nei confronti della superficie del terreno, negli ultimi decenni, è aumentato di nove volte. Proprio per questo e anche a causa della gestione non sempre corretta del territorio, l’erosione rimane il principale aspetto della degradazione del suolo e supera mediamente di 30 volte il tasso di sostenibilità (erosione tollerabile) e ci sono pochissimi studi a livello Italiano ma anche Europeo sulla stima del danno economico causato in seguito alla perdita di questa risorsa. Il non corretto uso del suolo non è solo legato alle attività agricole ma anche e soprattutto alle attività extra agricole. Oltre alle situazioni eclatanti di palese deturpazione del paesaggio o di opere realizzate senza la minima valutazione di impatto o di rispetto di una pianificazione territoriale è evidente che stiamo assistendo ad un preoccupante “consumo di suolo” cioè ad una sua impermeabilizzazione (sealing). E’ intuitivo che, in occasione di eventi piovosi eccezionali, in conseguenza, come sopra accennato, dei cambiamenti climatici, la massa d’acqua che trova un ambiente impermeabilizzato non ha la possibilità di drenare e quindi si gonfia formando masse idriche, arricchite dai sedimenti asportati per erosione del suolo, sempre più consistenti che nel loro moto turbolento e impetuoso causano i disastri a cui troppo spesso assistiamo. Si impone, quindi, una pianificazione dell’uso del territorio che, partendo dalla completa conoscenza dei tipi di suolo, tenga conto degli impatti che determinati usi dello stesso possono causare sull’ambiente, con particolare attenzione proprio ai processi idrologici e ai rapporti acqua-suolo. Sono numerosi gli esempi in cui la realizzazione di particolari infrastrutture ha sconvolto gli equilibri idrologici di un territorio.
Si può, quindi, concludere che, negli ultimi decenni, l’acqua è protagonista sia di disastrose alluvioni sia di drammatici periodi di siccità. Per questo la corretta gestione delle risorse idriche, unitamente all’attuazione di un’agricoltura sostenibile, rappresenta la sfida del futuro. Un compito arduo e difficile per le nuove generazioni alle quali, purtroppo, non abbiamo saputo garantire un futuro più dignitoso ma, anzi, proprio quel suolo, che non abbiamo ereditato dai nostri padri ma che abbiamo preso in prestito dai nostri figli, lo lasciamo in paurose condizioni di degrado.