Jean Charles Léonard Sismondi: Consigli agli agricoltori toscani e nostalgia della terra natia

di Luciana Bigliazzi, Lucia Bigliazzi
  • 18 June 2014
Nell’Archivio dell’Accademia dei Georgofili sono conservati, oltre ad alcune lettere, due documenti manoscritti di Jean Charles Léonard Simonde de Sismondi. 
Due manoscritti assai consistenti, uno di 65 carte, l’altro di 56 (in entrambi i documenti il verso delle carte è bianco salvo qualche notazione o aggiunta al testo); nel primo Sismondi trattava dei prati e delle graminacee (Saggio sui prati e sulle piante graminacee, Busta 90.44); nel secondo della coltivazione dei peschi a spalliera (Saggio sulla cultura dei peschi a spalliera, Busta 97.356, FOTO in apertura).
Il primo dei due, datato 15 luglio 1797, valse a Sismondi, com’è noto, la nomina a socio Georgofilo corrispondente, ratificata nel corso dell’adunanza ordinaria del 3 agosto stesso anno (Libro dei Verbali 4, c. 34r).
Il documento, strutturato in XIII Capitoli oltre l’Introduzione, riporta a c. 1r, una nota di mano di Marco Lastri, segretario degli Atti che segnala la presentazione ai Georgofili dell’opuscolo del ginevrino Sismondi “dimorante in Pescia”.
Scopo della lunga Memoria era quello di sollecitare i contadini toscani a lasciar riposare i campi per fertilizzarli e nutrirli trasformandoli in prati, così come era uso fare a Ginevra, in Francia in Inghilterra.   
Uguale intento anche nel secondo dei documenti. Negli otto capitoli che lo compongono e nelle tre tavole in fine, Sismondi sollecitava l’emulazione di ciò che egli stesso aveva sperimentato nelle sue tenute ginevrine, consapevole che il dolce clima della Toscana avrebbe dispensato “il Giardiniere d’una gran parte delle cure che domandano le Spalliere presso gli Ultramontani”.
Questo manoscritto risulta privo di data, ma è quasi certo ascrivibile allo stesso periodo dell’altro, in quanto anch’esso presenta a c. 1r una nota manoscritta di mano di Lastri il quale “per commissione dell’Autore Gio. Carlo Simonde Ginevrino” presentava la Memoria ai Georgofili. Inoltre numerose carte del manoscritto presentano correzioni e notazioni, utili ad una eventuale stampa ,sicuramente di mano del Lastri, il quale fu presente in Accademia in qualità di segretario degli Atti fino a tutto il 1797, quando per sua richiesta, avanzata il 3 gennaio dell’anno successivo, venne dispensato dal compito sostenuto per sette anni.
Fortunata la Toscana per Sismondi e soprattutto la Valdinievole che lo aveva accolto. Struggente però il ricordo della sua terra natia: “Dopo di questi consigli sopra d’un’arte interessante e troppo negletta in Toscana … vorrei invitare gli amatori a venire, a osservare come io stesso pratico le mie lezioni … Oihme! Infelice rimembranza! Io lo potevo un giorno, allorché su quel terreno che io tenevo dai miei padri, ciascun posto, ciascuna pianta, mi rammentavano gli piaceri di mia infanzia … le delizie che ci avevo conosciute … l’agricoltura m’incantava perché essa mi occupava … di tutto quello che io tenevo caro … Quel tempo, egli è passato … Io stesso come una pianta esotica, trapiantato sotto un cielo per cui non ero nato, languisco per mio suol natio senza speranza di rivederlo” (c. 55r-56r).



La Memoria per la cui compilazione Sismondi si era avvalso di un botanico inglese suo amico, è corredata  di 6 tavole delineate dal Nostro (di cui se ne presentano due), raffiguranti alcune fra le principali erbe da foraggio delle quali Sismondi forniva anche descrizione e storia