Il recupero della competitività nelle aziende vitivinicole toscane

Presentazione dei risultati d’indagine su un campione di aziende condotte da giovani imprenditori

di D. Begalli, P. Corsinovi, D. Gaeta
  • 02 March 2011
Ricavi costanti, costi in lievitazione e così la marginalità lorda perde 11 punti percentuali in soli cinque anni. E’ il dato più significativo che fuoriesce da una recente indagine condotta dal Dipartimento di Economia Aziendale dell’Università di Verona su un campione di 131 aziende vitivinicole toscane condotte da giovani. L’obiettivo della ricerca, promossa dall’ANGA Firenze (Giovani Agricoltori di Confagricoltura), Accademia dei Georgofili e Accademia Italiana della Vite e del Vino è stato quello di analizzare come le risorse pubbliche, previste dal Psr Toscana e Ocm Vino, siano state allocate tra le 131 imprese nel periodo 2005-2009. Il ricorso al sostegno ha riguardato in prevalenza le misure agroambientali con il 35% del totale delle erogazioni, seguito dalla misura di investimenti in miglioramento e ammodernamento con il 22%; ristrutturazione e riconversione dei vigneti con il 13%. Tuttavia un ruolo ancora molto importante e significativo per il futuro prossimo della politica agricola, sembra essere il primo pilastro della PAC, con il 21% delle risorse allocate, come sostegno diretto al reddito. Lo studio si è poi concentrato su un campione più ristretto di 27 aziende di cui si disponeva di rilevazioni contabili. Tra i dati significativi emerge il fatto che le misure agroambientali rappresentano, più che un nobile obiettivo di salvaguardia ambientale, una forma complementare di integrazione di reddito; i giovani viticoltori investono per valore pari all’8%, e la ristrutturazione e riconversione è pari al 8%. A conferma di ciò, il dato più eclatante della ricerca è quello della forte riduzione della marginalità lorda, come differenza fra ricavi e costi di queste aziende, dovuto in gran parte ai costi di gestione aziendale che dal 2005 al 2009 sarebbero addirittura quasi raddoppiati.
Tale riduzione pesa sull’accesso alle misure di investimento per la difficoltà nel reperire la quota di cofinanziamento aziendale anche in virtù delle ristrettezze nell’accesso al credito bancario. Un problema sensibile che apre il farraginoso capitolo dell'accesso al credito e ai capitali di terzi.  Paradossalmente laddove serve un maggior investimento aziendale per recuperare competitività, vengono a mancare proprio le risorse e gli incentivi per farlo.
Da questa preliminare indagine, la filiera agricola e vinicola dovrebbe soffermarsi a riflettere sulle politiche economiche di settore, per non rischiare di incorrere in un sistema normativo e quadro legislativo da riformare alla nascita rispetto all'esigenze delle imprese e all'evoluzione del mercato, facendo sì che una serie di misure, dai nobili e interessanti obiettivi, non siano accessibili per la mancanza nel reperire il capitale utile per l'investimento. La politica economica è anche il frutto di dibattiti e di pressioni politiche che i gruppi di pressioni dovrebbero svolgere nei confronti delle istituzioni e dei decisori pubblici. Le organizzazioni sindacali agricole, rappresentano, nel significato nobile del lobbismo, gruppi di pressione di piccola entità; forse insieme varrebbe la pena di riformare oltre alla norma anche la logica della pressione pubblica e privata poiché probabilmente, la dispersione di pressioni non crea efficienza ed efficacia di pressione, come le teorie della Public Choice ci insegnano “tanto più piccolo e coeso è il gruppo di pressione, tanto più efficace sarà la pressione”.

(foto: www.morguefile.com)

scarica PDF