Il punto sull’agrumicoltura della Campania, della Calabria e della Sicilia

di Alessandra Gentile
  • 18 May 2016
L’Aula Magna del Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali dell’Università degli Studi di Palermo ha ospitato il 29 aprile 2016 un interessante incontro dal titolo “Il punto sull’agrumicoltura della Campania, della Calabria e della Sicilia”. Il convegno, organizzato dalla sezione sud-ovest dell’Accademia dei Georgofili, ha visto la partecipazione di numerosi e qualificati relatori che nel complesso hanno permesso all’uditorio di tecnici, professionisti e studenti dei corsi di Laurea del Dipartimento di acquisire aggiornate e complete informazioni sullo stato di salute di questo importante comparto dell’agricoltura meridionale da svariati punti di vista. 
Dopo i saluti del Prof. Stefano Colazza, Direttore del Dipartimento, il Prof. Claudio Di Vaio, del Dipartimento di Agraria dell’Università di Napoli Federico II, ha illustrato lo stato dell’agrumicoltura campana soffermandosi in particolare su quella che continua ad essere una produzione piuttosto tipica, il limone, rispetto al quale sono stati illustrati una serie di dati su caratteristiche bioagronomiche, produttive e qualitative di diverse accessioni in valutazione da diverso tempo in alcuni areali della Campania. E’ toccato quindi al Dott. Pierluigi Taccone, imprenditore agricolo, delineare i trend di sviluppo dell’agrumicoltura calabrese, così come configuratesi a metà del secolo scorso nelle pianure di Sibari e Lamezia e successivamente in altre aree che sia pure, con una conclamata elettività per quanto riguarda la coltura del clementine, ospitano anche agrumi di importanza minore avuto riguardo ai volumi produttivi ma dai rilevanti tratti di tipicità e di qualità (primi fra tutti cedro e bergamotto). Con riferimento al punto di vista dei produttori, interessanti e qualificati spunti di riflessione sono stati forniti dal Dott. Antonio Schiavelli neo-Presidente dell’UNAPROA (Unione Nazionale tra le Organizzazioni dei Produttori Ortofrutticoli, Agrumari e di frutta in guscio), il quale si è soffermato sui vincoli del settore produttivo nel contesto internazionale e sulle strategie per il rilancio della produzione e del marketing quale strumento di veicolazione di valori che vanno oltre il prodotto stesso. Sul ruolo della ricerca, assolutamente strategico per un comparto costantemente minacciato da emergenze fitosanitarie vecchie e nuove, è stato incentrato l’intervento della prof.ssa Alessandra Gentile, del Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell’Università di Catania, che si è soffermata sul processo di trasferimento delle innovazioni, bioagronomiche e tecnologiche, che dovrebbe essere, sin dall’inizio, cogestito da tutti gli attori della filiera. E il discorso di una strategia condivisa di filiera è stato enfatizzato anche dal Prof. Giovanni La Via anch’egli del Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell’Università di Catania ed in atto Presidente della Commissione Ambiente, Sanità pubblica e Sicurezza alimentare del Parlamento Europeo, il quale si è peraltro soffermato sulle esigenze di adeguamento del sistema vivaistico e ha delineato alcuni scenari in merito al futuro delle misure di sostegno al reddito in Europa e sul ruolo che esse possono avere per indirizzare scelte agronomiche valide e sostenibili. 
Infine il dibattito, animato soprattutto dagli accademici presenti in Aula, ha consentito ulteriori puntualizzazioni ed approfondimenti di specifiche questioni a testimonianza dell’interesse verso il comparto da parte degli operatori, dei ricercatori e dei tecnici. Tutti concordi nell’auspicare il rilancio di una strategia condivisa a livello nazionale per un settore strategico per l’agricoltura del nostro Paese.