Difendendo l’ambiente difendiamo noi stessi

di Francesco Ferrini
  • 04 September 2019

Diceva Bonnefous, ormai quasi 50 anni fa (Dossier completo sull’ecologia del mondo, 1972), “che ormai l’uomo si accorge che nel proprio interesse deve sorvegliarsi, controllare la sua condotta verso la natura, e spesso proteggere questa contro se stesso”.
Pur essendo passati molti anni e molti avvenimenti, questa frase risuona ancora in molti discorsi, purtroppo spesso inascoltata, ma per fortuna non sono più soltanto gli “ambientalisti” che ne ricordano l’importanza: essa riceve l’attenzione, per lo meno apparentemente, dei medici, degli igienisti, dei sociologi, degli economisti, di tutti coloro che si occupano di paesaggio e, più generalmente, di tutti coloro che si interessano dell’avvenire della condizione umana. Ultimamente compare, spesso in maniera ipocrita e solo per accattivarsi le simpatie degli elettori, nei programmi dei partiti politici e si manifesta anche nei discorsi di alcuni governanti.
Certo, difendere la natura su tutti i fronti, non è cosa semplice, perché si scontra contro l’indifferenza, l’ignoranza e lo scetticismo; e soprattutto si hanno contro più o meno in modo aperto, tutti quelli che danno alle avidità personali la priorità sull’interesse comune, tutti coloro che, pronti a compromettere il futuro per un vantaggio immediato, non fanno obiezioni al disastro previsto, purché essi non siano là per assistervi o perché avverrà in un momento in cui non ci saranno più (Vittorio Feltri: 'A me di quello che succederà tra 50 anni non me ne frega niente perché sarò già stanco di essere morto' 10/07/2019).
Come sono numerose e varie le aggressioni alla natura, così dovranno esserlo le misure destinate a difenderla. La lotta dovrà essere condotta a tutti i livelli della collettività, comunale, regionale, nazionale e perfino mondiale.
Continuiamo a costruire orrendi capannoni, consumando centinaia di chilometri quadrati del terreno migliore e ne abbiamo decine di migliaia abbandonati in gran parte recuperabili e riutilizzabili. I comuni continuano a usare il proprio suolo non edificato come un bancomat. Ma non avremo la possibilità di rimettere nuovamente il suolo nel conto da cui lo stiamo continuamente prelevando.
I decisori politici, la cui azione a questo riguardo è troppo spesso insufficiente e incoerente, dovranno agire con discernimento e fermezza per tener testa alla coalizione di interessi privati e alle pressioni e ai ricatti di ogni genere.
È importante che non si spendano soldi solo per questioni di prestigio e per pochi, ma si facciano interventi per il bene comune.