A 100 anni dal Convegno di San Donà di Piave: i Consorzi di bonifica fra passato e futuro

di Daniele Vergari
  • 25 May 2022

Nel marzo del 1922 San Donà di Piave ospitò un congresso che rappresentò l’inizio di una ampia riflessione sul ruolo della bonifica in Italia. Nel giro di alcuni anni la legislazione italiana si evolse arrivando all’adozione del Regio Decreto n. 215 del 13 febbraio 1933, noto come “legge Serpieri” che introduceva nell’ordinamento italiano il concetto di bonifica integrale e dava un ruolo fondamentale per i Consorzi di bonifica.
Ma per arrivare a questo passaggio fondamentale per il governo del territorio italiano bisogna partire proprio dal convegno del 1922 e dalla relazione dello stesso Arrigo Serpieri, allora Presidente del Segretariato nazionale per la Montagna e Direttore e titolare della cattedra di Economia e Estimo Forestale all’Istituto superiore forestale nazionale di Firenze, dal quale sarebbe poi nata pochi anni dopo la Facoltà di Agraria.
Serpieri aveva già partecipato alla stesura di una nuova legge forestale e, dopo l’esperienza bellica della prima guerra mondiale, aveva chiaro quanto fosse fragile il sistema economico italiano e quanto fosse difficile governare e gestire per lo stato italiano i conflitti sociali nati nel primo dopoguerra, sfociati nel movimento di occupazione delle terre fra il 1919 e il 1921, senza adeguate riforme fondiarie e tecniche dell’agricoltura italiana.
Una conflittualità da risolvere, secondo Serpieri, attraverso il recupero di terreni coltivabili in un progetto di riordino territoriale e di appoderamento, unico sistema per risolvere la conflittualità sociale nelle campagne.
Ed è proprio al Convegno di San Donà del Piave che questo manifesto ideale viene in qualche modo esposto da Serpieri nella sua relazione aprendo così la strada a quel progetto di pianificazione territoriale di bonifica idraulica e agraria da realizzare con il concorso di capitali privati, dei proprietari e il forte intervento pubblico.
La relazione di Serpieri fu preceduta da una importante relazione dell’Onorevole Professore Silvio Trentin (1885-1944) originario di San Donà, padre del sindacalista Bruno, professore di Diritto amministrativo e organizzatore del Convegno e con una lunga successiva militanza nell’antifascismo repubblicano. Il titolo della relazione di Trentin è significativo per comprendere il quadro di riferimento nel quale anche il Convegno si svolse: “La bonifica umana scopo essenziale della bonifica idraulica ed indispensabile premessa della bonifica agraria”.
Nello scorrere gli Atti del Convegno – che saranno presto disponibili in forma digitale sul sito dell’Accademia – non possiamo non rilevare che la partecipazione fu ampia sia da parte di enti e istituzione che da parte di politici e tecnici. Fra i nomi spicca la presenza di Don Luigi Sturzo, di quasi tutti i consorzi e amministrazioni del centro-nord e di numerosi economisti fra cui Eliseo Jandolo.
Ma un altro filo rosso lega la città di San Donà di Piave a Firenze. Nel novembre 1917, a seguito della ritirata di Caporetto, la città di San Donà venne occupata fino alla fine della guerra. Nei primi giorni di novembre 1917, quando nel caos più completo l’esercito italiano cercava di stabilire una linea di difesa sul fiume Piave, il comune di San Donà di Piave, i consorzi di bonifica e la banca agricola locale riuscirono a organizzare il loro trasferimento.
Caricati documenti, parte degli archivi e alcuni materiali su carri ferroviari, gli enti che rappresentavano la vita civile della città di San Donà di Piave, raggiunsero prima Bologna e poi Firenze. A Firenze l’ospitalità della città non si fece attendere: i consorzi, il Comune e la banca furono accolti in uno stabile di Via de’ Vecchietti al n. civico 6 fino alla fine della guerra. Ma accanto a questi tre enti Firenze, con la sua vocazione all’accoglienza vide il trasferimento di più di 220 comuni friulani e veneti, della provincia di Udine oltre a quasi 40.000 profughi dalle zone occupate che trovarono posto nel comune fiorentino e in quelli vicini.
Un frammento di storia da recuperare insieme a quella storia dai risvolti ambientali, sociali, economici e politici, molto più ampia, di cui sono protagonisti i Consorzi di bonifica.