Insetti … in poesia

di Santi Longo
  • 20 February 2019
Numerosi poeti hanno tratto ispirazione dagli insetti per comporre le loro opere. Già nel VI-V secolo a.C. Budda ammoniva: "Come l’ape raccoglie il succo dei fiori/ senza danneggiarne colore e profumo,/ così il saggio dimori nel mondo”. Intorno al 30 a.C. Publio Virgilio Marone, nel libro IV delle Georgiche, dedica dei versi ai malanni delle api: “Quando si dia il caso che/ per trista malattia/ languiscono i corpi (ché/ natura anche a loro dié i nostri malanni).” Dopo circa 1.200 anni, Dante, nel X canto del Purgatorio, fa dire a Virgilio “O superbi cristian, miseri lassi, che, de la vista de la mente infermi, fidanza avete ne' retrosi passi non v’accorgete voi che noi siam vermi nati a formar l’angelica farfalla”; mentre, nel XXI canto del Paradiso, le anime vengono paragonate alle laboriose api: “Sì come schiera d’api che s’infiora una fiata e una si ritorna là dove il suo laboro s’insapora”. Lorenzo il Magnifico, (1449- 1492) nella composizione Le api, detesta “il vil fuco” che “l'altrui fatica goder vuole”; mentre, Torquato Tasso, (1544- 1595) dedica all’innamorata, che lo respinge, i “pungenti” versi: un’ape esser vorrei/ donna bella e crudele/ che sussurrando in voi/ suggesse il mele/ e non potendo il cor/ potessi almeno pungervi/il bianco sen e/in si dolce ferita/soddisfatta lasciar la propria vita.
Giovanni Meli (1740-1815) compose la celebre “Dimmi dimmi apuzza nica (dimmi piccola ape), nella quale, invita la piccola ape a succhiare il miele dal labbro della donna da lui amata. Il concittadino Ignazio Scimonelli (1875-1928), poeta salace ed epigrammatico, indirizzò al Meli un ironico sonetto sottolineando che se l’ape avesse accolto l’invito, avrebbe provocato il rigonfiamento del labbro.
Domenico Tempio (1750-1821), nella poesia La vecchia e lu pulici ammonisce a non assolvere i delitti dei malviventi che vanno condannati senza pietà.
Il poeta svedese Friedrich Holderlin, compose E’ meglio diventar ape e costruire in/innocenza la propria casa, che il / dominar coi signori del mondo e / urlare con loro, come con lupi, che/ dominar popoli e macchiarsi le/ mani dell’impura materia.  A Luigi Salier (1825-1885) si deve “La farfalletta”, nota come “La vispa Teresa”, parodiata da Trilussa (1871- 1950) il quale, ha anche composto Felicità: C’è un’Ape che se posa/ su un bottone de rosa:/ lo succhia e se ne va…/Tutto sommato, la felicità è una piccola cosa. Il poeta, nelle Favole romanesche, cita: ape, cicala, pulce, grillo, farfalla, mosca, bagarozzo e tarlo, molti dei quali, (lucciola, pulce, mosca, farfalla, scarabeo, cicala, blatta e formica) vengono citati nella Centona da Nino Martoglio (1870-1921). Giovanni Pascoli (1855-1912), nella poesia L’ape, elenca alcune piante visitate dalle api: salice, orniello, cardo e assenzio.
Il poeta entomologo Guido Gozzano (1883-1916) nell’opera Le farfalle: epistole entomologiche descrive la Testa di morto. Gianni Rodari (1920-1980) ha parodiato la favola di Esopo: la cicala e la formica. Chiedo scusa alla favola antica/ se non mi piace l’avara formica/ io sto dalla parte della cicala/ che il più bel canto non vende…/ regala! Lo spagnolo Federico Garcia Lorca (1898-1936), oltre Il Canto del miele compose i delicati versi: “Api d'oro/ cercavano il miele/ dove starà/ il miele?/ E' nell'azzurro /di un fiorellino, /sopra un bocciolo di rosmarino”. Pablo Neruda (1904-1973) nella composizione Api descrive i comportamenti delle api. La famosa poetessa americana Emily Dickinson (1930-1986) autrice di oltre 1700 poesie compose i delicati versi: perché nasca un prato, bastano un trifoglio, un’ape e un sogno. E se non ci sono le api e il trifoglio può bastare anche un sogno.
Nella poesia La riunione delle api, dell’americana Sylvia Plath (1932-1963), figlia di un entomologo, l’alveare diventa il simbolo della società femminile asservita a quella patriarcale, che irrompe con la violenza del predatore a rubare il miele e a violare il segreto di un mondo totalmente diverso da quello maschile.
Nelle varie forme iconografiche delle arti figurative (nature morte, paesaggi, soggetti religiosi o allegorico-mitologici), i riferimenti agli insetti possono avere, oltre a significati simbolici, anche valenza di documentazione scientifica, o essere fonte di ispirazione per l’artista per la creazione di figure fantastiche, ovvero per la realizzazione di decorazioni.


IN APERTURA: Farfalla testa di morto, ispiratrice di Guido Gozzano

 
Sotto: Ape su rosmarino, cantata da Federico Garcia Lorca