Perché la goccia ha infine scavato la roccia? Nuove riflessioni a seguito del dibattito sul “doppio vincolo” paesaggistico

Luigi Torreggiani e Paolo Mori 13 March 2024

Lo scorso 21 febbraio su Georgofili.info è uscito un interessante commento, a cura della Professoressa Nicoletta Ferrucci (v. https://www.georgofili.info/contenuti/risultato/29693), sulla questione che tanto ha scaldato gli animi nelle ultime settimane: la deroga alla necessità di autorizzazione paesaggistica per le aree forestali sottoposte a “doppio vincolo” rispetto al Codice dei beni culturali e del paesaggio. In seguito alla decisione del Governo, nella valanga di commenti entusiasti da un lato e di indignazione condita da fake news dall’altro, abbiamo trovato finalmente, in questo articolo, una critica pacata, seria e costruttiva sui cui a nostro avviso vale la pensa soffermarsi.
Ci occupiamo di questo tema dal punto di vista giornalistico da ormai diversi anni, a partire dal “caso” che ha portato la questione all’ordine del giorno, ovvero la vicenda mediatico-giudiziaria legata alla ceduazione di alcune leccete nel complesso del Marganai, in Sardegna. Da osservatori dell’intera vicenda sentiamo quindi la necessità di rispondere all’articolo della Professoressa Ferrucci con ulteriori considerazioni, allo scopo di far proseguire il positivo dibattito da lei innescato.
Nicoletta Ferrucci è Ordinaria di Diritto agrario presso l’Università di Firenze e il suo punto di vista sulla questione è chiaro fin dal titolo del commento: “Gutta cavat lapidem, ovvero questa autorizzazione paesaggistica non s'ha da fare”. La goccia (l’istanza di superare la necessità di autorizzazione paesaggistica per le aree a “doppio vincolo”) ha infine scavato la roccia (le amministrazioni e la politica) andando oltre la necessità, imprescindibile secondo il parere di Ferrucci, di un regime autorizzatorio differenziato “nell’ottica di una corretta presa d’atto di quel quid pluris che in termini di valori culturali i boschi vincolati ex art. 132 del Codice dei beni culturali e del paesaggio possiedono rispetto agli altri boschi”. Ferrucci si chiede come mai, con così tanta tenacia, è stata scelta una strada diversa da quella prevista dal TUFF - Testo Unico in materia di Foreste e Filiere Forestali, che prevedeva la formulazione di linee guida specifiche per la gestione di quelle peculiari tipologie di bosco.
In parte la risposta è contenuta nello stesso commento della Professoressa: “La reiterata assenza delle Linee guida ha creato una pesante situazione di impasse”. Utilizzando la stessa metafora, si può dire che la “goccia” non è stata raccolta in un contenitore dentro cui sarebbe stato possibile analizzarla, elaborarla, comprenderla e infine indirizzarla verso la direzione di una soluzione da tutti accettabile.

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Dalla ricerca nuove fonti di alimenti proteici sostenibili: non buttate via i gusci delle mandorle

Mauro Antongiovanni 13 March 2024

Le preoccupanti condizioni delle attività agricole in conseguenza dei cambiamenti climatici e la conseguente scarsa disponibilità di alimenti proteici stanno spingendo i ricercatori a cercare nuove fonti, soprattutto a partire dai sottoprodotti e dagli scarti alimentari.
I gusci delle mandorle, oltre ad essere comunemente usati come combustibile al posto dei pellet, possono essere un ottimo materiale di partenza. È questo l’argomento di un recente lavoro dal titolo “Production of high protein yeast using enzymatically liquefied almond hulls”, (Sitepu et al., PLoS One, 2023, 18(11): e0293085).
I ricercatori dell’Università di Davis (California) sono partiti dal fatto che in California la produzione delle mandorle genera circa tre tonnellate di biomassa all’anno, di cui il 50% sotto forma di gusci. Ed hanno proposto per i gusci di mandorle una possibile utilizzazione come sottoprodotto di scarto, potenziale fonte di proteine alimentari.
Siamo tutti d’accordo che, con il riscaldamento globale che incombe e con la necessità di fornire soprattutto proteine alimentari alla popolazione mondiale che cresce esponenzialmente, ben vengano iniziative come quella dei ricercatori dell’università di Davis che propongono una forma sostenibile di produzione proteica, compatibile con l’agricoltura circolare, da usare in alimentazione animale. L’impiego di sottoprodotti e prodotti di scarto alimentari, non solo contribuisce a ridurre l’impiego di terreno coltivabile e la necessità di bruciare i residui, con produzione di gas serra, ma può portare benefici alla nutrizione proteica degli animali da reddito.
I gusci delle mandorle vengono fermentati con lieviti che consumano una larga porzione dei saccaridi contenuti nei gusci come fonte energetica per produrre grandi quantità di aminoacidi essenziali, importanti per l’alimentazione animale. L’analisi della composizione dei gusci di mandorla ha dimostrato che questo materiale è ricco di pectine e saccarosio. Pertanto, il processo inizia con la fermentazione indotta da enzimi pectinolitici che liquefano il prodotto e rilasciano zuccheri solubili e proteine prodotte dai lieviti usati come fonti enzimatiche per le fermentazioni.
Gli stessi ricercatori della UC Davis stanno lavorando anche su un altro prodotto agricolo di scarto, il pastazzo d’uva. Usandolo come substrato fermentativo con gli stessi lieviti impiegati sui gusci di mandorle, se ne ricava un olio che solidifica a temperatura ambiente che può egregiamente sostituire i grassi animali e, in particolare, il famigerato olio di palma, come componente energetico nelle diete per animali.

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Coltivare la connessione con la natura: il ruolo cruciale dell'approccio biofilico nella pianificazione del verde

Francesco Ferrini 13 March 2024

Il concetto di biofilia, coniato da Edward O. Wilson nel 1984, ha rappresentato un importante punto di svolta nella nostra comprensione della relazione tra l'uomo e l'ambiente naturale. Esso enfatizza la profonda connessione emotiva ed evolutiva che l'essere umano ha con la natura, suggerendo che la separazione da essa possa avere ripercussioni negative sul benessere individuale e collettivo.
L'approccio biofilico alla pianificazione del verde non riguarda solo la contemplazione estetica della natura, ma implica un riconoscimento profondo della sua importanza per la nostra salute fisica, mentale e spirituale. 

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Mangiare in strada: bivacco o street art?

Giovanni Ballarini 13 March 2024

Ascoltare in un parco di Vienna musiche viennesi eseguite da un’orchestrina mentre si gusta una fetta di torta Sacher è una doppia Street Art, musicale e gastronomica? Allo stesso modo può essere Street Art a Napoli mangiare un verace piatto partenopeo, da una pasta a una pizza, mentre un piccolo complesso suona con un interprete di canzoni napoletane?

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