Politiche per la qualità alimentare nell’Unione Europea

di Filippo Montesi, Orazio Cellini
  • 31 August 2011
Nell’attuale dibattito sulla riforma della Politica Agricola Comune (PAC) si fa grande uso della parola qualità, considerata come fattore cruciale per la competitività del settore agricolo e alimentare europeo rispetto alla forte concorrenza esercitata da parte di paesi sviluppati ed emergenti, come USA, Brasile, Cina, etc. Rispetto a questa posizione sulla carta condivisa dalla maggior parte degli addetti ai lavori europei, occorre un riscontro fattuale in termini di sostegno alla qualità.
Per questo l’AREPO, l’Associazione delle regioni per i prodotti d’origine, ha deciso di intraprendere uno studio sull’attuazione delle misure che promuovono i sistemi di qualità, tramite i Piani di sviluppo rurale attuati a livello regionale.
L’obiettivo è stato quello di fornire un quadro ragionato d’insieme degli strumenti giuridici e finanziari disponibili per il settore agricolo e alimentare di qualità in Europa e così contribuire anche alla riflessione per le politiche e i relativi strumenti attuativi per il post 2013.
Se è vero che l’Unione Europea (UE) si è dotata fin dai primi anni 90 di un quadro legislativo innovativo per valorizzare i prodotti agricoli e alimentari di qualità, è altrettanto vero che esistono ancora significative lacune nella strategia di sostegno al settore in considerazione.
Dall’indagine effettuata sul significativo campione di 20 regioni di 6 Stati membri (IT, FR, ES, DE, PL, PT) aderenti dell’AREPO (e che raggruppano il 40 delle attuali indicazioni DOP e IGP), emerge che uno degli strumenti più importanti per il sostegno alle produzioni di qualità è rappresentato dal Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale, finanziando le due specifiche misure di aiuto: la N°132 e la N°133. Come noto, la prima misura è finalizzata ad agevolare la partecipazione degli agricoltori nei regimi di qualità, mentre la seconda mira a sostenere le associazioni di produttori nella realizzazione di attività d’informazione e promozione riguardo ai prodotti di qualità.
La prima parte dello studio presenta l’inquadramento generale delle politiche dell’UE per i prodotti agricoli e alimentari di qualità, specificando i regolamenti europei sui regimi di qualità delle Indicazioni Geografiche, delle Specialità Tradizionali Garantite e dell’Agricoltura Biologica, nonché l’articolazione di questi regimi a livello nazionale e regionale. Lo studio conduce una rassegna anche degli strumenti predisposti dagli Stati Membri e dalle Regioni che compongono questi, cercando di comparare lo stato di salute di questi sistemi di produzione. Inoltre l’inchiesta evidenzia l’impegno finanziario concesso da UE, Stati Membri e Regioni, che risulta fortemente minoritario rispetto all’allocazione complessiva di fondi della PAC (le due misure in questione mobilizzano insieme approssimativamente dall’1% al 6% del budget pubblico del FEASR, cioè il secondo pilastro della PAC che gode di circa il 24% delle risorse complessive).
Dall’analisi condotta risultano manifeste alcune importanti carenze che compromettono l’efficacia di tali misure: da una parte vi sono difetti specifici inerenti le modalità tecniche di erogazione dell’aiuto, dall’altra esistono difetti strutturali riguardanti l’architettura dell’intero sistema di sostegno. Riguardo il secondo tipo di problemi, l’aiuto che le suddette misure offrono difetta di un approccio collettivo ed olistico.
In estrema sintesi, lo studio richiede che il sistema d’aiuto non sia focalizzato esclusivamente sul singolo agricoltore bensì su tutta la catena del valore, poiché è lungo questa che si sviluppa la qualità e si crea il valore aggiunto; che siano maggiormente coinvolte le associazioni di produttori nell’attuazione delle due misure, in particolar modo per la N°132, ottenendo per di più effetti positivi in termini di semplificazione e riduzione dei costi di gestione delle misure; che una più ampia gamma di aspetti fondamentali per l’“economia della qualità” sia presa in considerazione, così da meglio incoraggiare gli attori della filiera ad impegnarsi in un regime di qualità agricolo e alimentare.
Per il futuro, ci auguriamo che la PAC riconosca maggiormente i benefici derivanti dalla produzione di prodotti agricoli e alimentari di qualità per la società, e conseguentemente predisponga un “pacchetto” coerente di politiche di sostegno alla qualità che effettivamente metta questa al centro di una nuova Politica Agricola e Alimentare Comune.
E’ in questa direzione che proseguirà l’impegno dell’AREPO in vista dell’imminente prossima comunicazione della Commissione europea sulla revisione delle norme legislative che disciplineranno a livello europeo la qualità e che rappresenteranno un banco di prova anche per la futura PAC che dovrà rispondere  alle sfide del futuro su “alimentazione, risorse naturali e del territorio”.

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