Frantoi come promotori di “Communities of Practice” nelle filiere dell’olio extra vergine di oliva

  • 22 June 2016
La crisi economica prodotta dai modelli di sviluppo che la globalizzazione, nella sua versione peggiore, ha imposto al mondo con effetti devastanti, propone – prima di tutto nel settore agroalimentare – la riscoperta di modelli territoriali e comunitari di sviluppo integrale: tecnico, economico, sociale, culturale, ambientale. Nella loro versione attuale tali modelli propongono di mettere a disposizione delle comunità locali strumenti di comunicazione, di formazione e di informazione capaci di generare “valore aggiunto territoriale”. Si tratta di una alternativa strategica alla quale tutto il mondo guarda con nuovo interesse dopo i fallimenti della globalizzazione con le sue proposte dissennate e culturalmente “disancorate” di digital economy, comunità cibernetiche e, nel settore che ci interessa, colture idroponiche, coltivazioni super-intensive, processi super-automatizzati, disintegrazione delle filiere, competizione esasperata sul prezzo, ...
Nello scorcio finale del secolo scorso, la reazione alla globalizzazione ha prodotto nuovi modelli organizzativi come le “communities of practice” di Etienne Wenger: comunità basate sulla condivisione delle conoscenze e sulla restaurazione delle sinergie di filiera. L'Italia ha una vocazione storica per questi modelli, il cui più recente e straordinario sostenitore è stato Adriano Olivetti, efficacissimo profeta (“In me non c'è che futuro”) del valore delle comunità territoriali. Possiamo pensare a fondamenti ancor più solidi e lontani nelle città-stato medievali con le corporazioni di arti e mestieri, in cui si sono dispiegate per secoli “coscienza di luogo e pratiche comunitarie”.
I concetti delle communities of practice fanno da sfondo e cornice alla proposta del prof. Claudio Peri di una evoluzione delle filiere dell'olio extra-vergine di oliva verso questo modello organizzativo, con un ruolo dei frantoi come possibili iniziatori e coordinatori. Si tratta di una evoluzione possibile nell'immediato e a basso costo, basata prima di tutto sul superamento delle asimmetrie informative che affliggono il settore e sulla accresciuta trasparenza e credibilità delle filiere produttive. L'approccio proposto dal prof. Peri è fondato sulla conoscenza della realtà attuale, dei suoi limiti e delle possibilità di evoluzione grazie alle opportunità generate, tanto per cominciare, dalla condivisione di conoscenze e informazioni.

Questo tema, già anticipato  in una lettura del prof. Peri all'Accademia dei Georgofili il 4 Maggio scorso, sarà oggetto di approfondimenti  e dibattiti nella giornata di studio intitolata “Frantoi più efficienti: nuove opportunità competitive”, a Todi, il 24 Giugno prossimo e nella conferenza “Frantoi più efficienti: le regole essenziali dell'efficienza nell'eccellenza “, organizzata da ANAPOO a Firenze il 15 Luglio prossimo.

Per maggiori informazioni: claudio.peri@fastwebnet.it


Oil mills as promoters of “Communities of Practice” in the extra virgin olive oil chains.
The economic crises caused by the development models that the worst aspect of globalization has imposed on the world with devastating effects suggests – first of all in the food sector -   rediscovering territorial and community models of integral technical, economic, social, cultural and environmental development. In their current version these models suggest offering local communities communication, training and information tools able to produce “territorial added value”. It is a strategic alternative that the whole world is considering with new interest after the flop of globalization and its crazy and culturally unpegged proposals by the digital economy, cybernetic communities and, as regards the sector we are interested in, hydroponic cultivations, super-intensive cultivations, super-computer-based processes, disintegration of the supply chains, extreme competition on prices etc…
In the late 20th century, the reaction to globalization created new organizational models such as Etienne Wenger’s “communities of practice”: they are communities based on knowledge sharing and the restoration of supply chain synergies.