La selvicoltura necessita di innovazioni tecnologiche e infrastrutture

di Orazio La Marca
  • 11 February 2015
Le riflessioni sulla selvicoltura giurassica di Giovanni Bernetti (v. Georgofili INFO, 28/01/2015) hanno rappresentato lo spunto per ritornare sull’argomento riguardante l’impiego di macchinari e tecnologie, indispensabili per competere con altri Paesi sul mercato globalizzato del legno. Purtroppo l’Italia ha già non pochi svantaggi per le normali utilizzazioni boschive derivanti principalmente dalle difficili condizioni morfologiche in cui si trova una gran parte del nostro patrimonio  boschivo, da una normativa che, giustamente, deve preoccuparsi di evitare che vengano arrecati danni al suolo o alla compagine boschiva che eventualmente rimane in piedi dopo il taglio, dalla non sempre adeguata presenza di infrastrutture costituita da strade e piste di esbosco, dalle difficoltà burocratiche che si incontrano per sopperire alle suddette carenze, dalla insufficiente garanzia di impiego continuativo di costose macchine, dalla mancanza su un’ampia parte del nostro territorio di una filiera foresta-legno. 
Durante un viaggio di studio nei Paesi scandinavi ho potuto costatare che, sebbene con qualche dovuta eccezione, in Italia coltiviamo i boschi laddove per le summenzionate condizioni morfologiche del terreno, nel nord Europa frequentemente smettono di fare selvicoltura per scarsa convenienza economica.   
Nonostante un crescente interesse etico-ambientale nei confronti delle fonti energetiche alternative degli ultimi anni, il livello di prelievo delle foreste italiane risulta uno dei più bassi dell’UE. Si stima che rispetto alla crescita annua dei nostri boschi, le utilizzazioni interessino soltanto circa un terzo dell’incremento annuo. Questo stato di fatto si ripete ormai da moltissimo tempo per cui, saturati i deficit provvigionali che potevano esistere agli inizi di detto periodo, oggi una gran parte degli incrementi legnosi che annualmente si sommano alla massa legnosa preesistente (massa fruttante) si traducono in necromasse che liberano in atmosfera il carbonio accumulato nel legno, senza alcuna utilità da parte dell’uomo. Sarebbe come dire che una parte degli interessi che un dato capitale produce, vengono buttati via.
A tutto ciò si deve aggiungere una diffusa ostilità da parte dell’opinione pubblica e di una parte della pubblica amministrazione nei confronti delle utilizzazioni boschive, anche di quelle con garanzia di sostenibilità, considerate non tanto come operazione ecologica tesa alla raccolta di una frazione della crescita prodotta da un ecosistema, quanto il taglio di piante tout court, ossia di un bene di cui l’intera umanità ha urgente bisogno di aumentare le consistenze. E’ evidente che si tratta di una considerazione che ha in sé un grave errore di contestualizzazione.
E’ un vero peccato che la selvicoltura giurassica (sensu Bernetti) in Italia  possa trovare applicazione in situazioni molto circoscritte. In generale si ritiene che se saremo in grado di creare le condizioni per un ammodernamento del lavoro nei boschi da un lato senza pregiudizi o anatemi, dall’altro con garanzia di sicurezza per gli addetti e di sostenibilità e durevolezza delle componenti bio-ecologiche che caratterizzano i differenti ecosistemi, il vantaggio sociale sarà una naturale conseguenza sia per le migliorate condizioni di lavoro, sia per l’indotto che da ciò ne deriverà. 
L’alternativa è l’arretratezza che, inevitabilmente, comporta la rarefazione delle attività  in selvicoltura e l’abbandono dei boschi e degli ambienti in cui essi vegetano .



Forestry needs technological innovations and infrastructures

It is truly a shame that, in Italy, Jurassic forestry ( G. Bernetti, see Georgofili INFO, 28/01/2015) can be implemented in very limited situations. It is generally believed that if we are able to create the conditions for modernizing working in forests, on the one hand, without prejudice and, on the other, with guaranteeing worker safety as well as the sustainability and durability of the bio-ecological aspects that characterize different ecosystems, the social advantage will be a natural consequence for both the improved working conditions and the related industries that will result.
The alternative is the backwardness that inevitably implies a reduction of forestry activities and the neglect of forests and the environments in which they grow.