Il mito della Bugonia

di Santi Longo
  • 17 December 2014
Il mito della generazione di insetti da un bue morto (Bugonia), nasce nell’antica Grecia ma trae origine da remote osservazioni fatte da Cinesi ed Egizi e da quest’ultimi tramandate ai Greci e ai Romani; esso fu messo in discussione nel XVII secolo quando venne confutata la teoria della generazione spontanea da parte di Francesco Redi e di Lazzaro Spallanzani ed ebbe fine nel 1864 dopo gli esperimenti di Pasteur. 
Virgilio, nelle Georgiche, racconta la leggenda di Aristeo, figlio di Apollo e della ninfa Cirene, che insediò Euridice, promessa sposa di Orfeo, causandone l’accidentale morte, per la quale le driadi, sorelle della defunta, lo punirono facendo sparire le sue api. Aristeo, pentito, su consiglio della madre, sacrificò alle ninfe quattro tori e quattro giovenche dalle cui carcasse si verificò il prodigio della Bugonia: “ecco le api dalle viscere putride dei bovi per tutto il ventre venir su ronzando, brulicare dai fianchi lacerati ed affollarsi in mugoli infiniti”. Secondo questo mito le api si generavano dalle carogne dei grossi mammiferi; in realtà, venivano scambiati per api, gli adulti di alcuni ditteri Sirfidi noti come “drone fly” per la loro somiglianza con i maschi del genere Apis. Si tratta di una famiglia che include specie di medie dimensioni, dai colori spesso vistosi per imitazione di api e vespe (mimetismo pseudosematico). La specie più nota della sottofamiglia Milesiinae è Eristalis tenax (L.) i cui adulti sono floricoli e pronubi mentre le larve, dette “vermi a coda di topo”, vivono a spese di materiale organico sia di origine vegetale che animale, liquescente e putrefatto, presente in acque inquinate da scarichi luride, letamai, pozzanghere, cadaveri e carogne. E’ noto che le giovani larve, riescono a svilupparsi anche nell’intestino dei mammiferi e, se ingerite con acqua da bere proveniente da fiumi inquinati, possono causare miasi intestinali. Un inusuale substrato di sviluppo larvale è la soluzione di acqua e melasso posta nel fondo delle trappole, innescate con il feromone di aggregazione, utilizzate per la cattura degli adulti del Punteruolo rosso delle palme. Immerse in tale liquido sono state più volte riscontrate numerose larve del dittero indicate come “rattiformi” poichè munite posteriormente di un lungo sifone respiratorio. Esse, a maturità, sono lunghe circa 3 cm, escluso il tubo respiratorio, e si impupano su substrati asciutti in un pupario munito di un sifone in forma di coda. Gli adulti, di colore bruno con addome giallastro o nerastro, sono ottimi volatori e frequentano i fiori di numerose piante spontanee e coltivate assicurandone l’impollinazione incrociata al pari delle più note Api mellifere.

Foto di apertura: Adulto del dittero Eristalis tenax 
Foto sotto: Ammasso di larve “rattiformi”di Eristalis tenax immerse nel liquido delle trappole a feromoni.