Contraddizioni e coerenze nella politica agraria dell’Unità italiana

di Luciano Segre
  • 26 October 2010

Nel XIX sec. la differenza fra la situazione italiana e quella degli altri paesi dell'Europa Occidentale, era troppo profonda ed evidente perché non apparisse in tutta la sua gravità a tutti coloro che fossero usciti dalla cerchia della vita e dell'economia locale, particolarmente chiusa, ed avessero coltivato contatti con paesi maggiormente progrediti. Era perciò inevitabile che si diffondesse un senso di delusione e scoraggiamento in coloro che avevano considerato l'Unità non soltanto come un obiettivo ideale e politico, ma anche come strumento per restituire al Paese la funzione economica che ritenevano gli appartenesse per posizione geografica, clima, risorse naturali, cultura, storia antica e del Risorgimento.
Con Cavour si affermò la ragione in politica economica ed agraria in un quadro sistematico, ancorché incompiuto, di visione complessiva e per certi aspetti, nazionale. Entrato tardi nella vita politica, dimostrò presto la sua acutezza. Il Diario e le Lettere ci offrono molte notizie sulle sue occupazioni. Scrisse nel 1830, che smettendo l'uniforme militare, si sarebbe occupato con gran piacere dell'agricoltura, ritenendo "di avere qualche attitudine" per amministrare. Studiò economia e particolarmente la politica economica inglese, coltivando i contatti con uomini di ogni condizione, attento alle difficoltà pratiche da risolvere, al senso della realtà, al tatto delle cose possibili "che ogni uomo di stato deve possedere in sommo grado". Intraprese viaggi in tutta Europa ma l'Inghilterra rimase il suo modello ideale. Anche se qualche agricoltore illuminato la pensava come lui, la maggioranza degli agrari lo riteneva un pericoloso soggetto che minacciava le sorti della patria agricoltura. Fondò a Torino una banca in funzione agraria, creò una fabbrica di prodotti chimici specializzati e uno straordinario, per l'epoca, molino da riso. Studiò a fondo la concimazione artificiale e i differenti effetti sul mais e sul frumento, come pure i metodi di rotazione. Il problema fondamentale, sopratutto per un risaiolo, principalmente la disponibilità di acqua fu affrontato in modo determinante.
Questa visione progredita, dopo il 1861 e dopo la morte di Cavour, venne fatta propria dagli uomini che portarono avanti il processo unitario. Tuttavia, se non si può escludere che essi non furono all'altezza della situazione, bisogna riconoscere che, ancor più della loro personale debolezza, la mancata attuazione del sogno di una rapida evoluzione economica fu la conseguenza di una congiuntura straordinariamente problematica in cui l'Italia si trovò all'indomani dell'Unità.


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