Memoria e futuro

di Franco Scaramuzzi
  • 29 May 2013
Un atto dinamitardo così barbaro e vile quale quello del 27 maggio 1993 a Firenze, in Via dei Georgofili, non dovrebbe mai essere dimenticato. Rimarrà certamente scolpito nella Storia. Sappiamo però che questa e già ricca di tragedie e misfatti, ma troppo spesso non insegna ad evitarle, anzi si è ripetuta più volte, senza far tesoro delle esperienze già vissute. 
Proprio per questo dobbiamo impegnarci a trasmetterne il ricordo vivo, in modo efficace e quanto più a lungo possibile, alle nuove generazioni attuali e future. Sono già trascorsi 20 anni. Si è già scritto e detto di tutto su questo atto dinamitardo, ma troppi giovani con meno di 20 anni già dichiarano di non esserne a conoscenza. L'intento non è certamente quello di suscitare spiriti vendicativi, ma di respingere il male insito nella violenza e far capire il valore del reciproco rispetto umano. 
I Georgofili, che sono stati l'obiettivo casuale più duramente e direttamente colpito, si impegnarono subito in un intenso lavoro di ricostruzione e ripristino, durato 3 anni. Furono aiutati da un ampio, spontaneo e prezioso sostegno da parte di tutte le Istituzioni e di tantissimi volontari, conservandone profonda gratitudine. Quella forte volontà popolare di contrapporsi alla barbarie merita di essere ricordata, con altrettanto impegno e portata all'attenzione delle nuove generazioni, con orgoglio e come esempio. 
La nostra Accademia è attualmente impegnata ad affrontare problematiche che, nel vasto orizzonte aperto dal processo di globalizzazione in atto, richiedono soluzioni condivise e sostenute a livello planetario, come evidenziato anche dai sempre più frequenti Summit mondiali a vari livelli (su temi quali sicurezza alimentare, cambiamenti climatici, tutela ambientale, risorse energetiche rinnovabili). Occorreranno tempi lunghi e una costante presa di coscienza da parte delle nuove generazioni. Ma saranno proprio loro a poterne beneficiare, superando le barriere linguistiche e le distanze fisiche, avvalendosi delle nuove tecnologie che vanno evolvendosi in modo sempre più rapido e in forme per ora neppure immaginabili. Bisognerà essere pronti a ricercare ciò che ci accomuna, piuttosto che accanirsi nell'evidenziare ciò che ci divide, anche nei rapporti con persone diverse per origine, tradizione, religione, ideologia, interessi e quant'altro. 
Il grande ruolo che dovrà impegnare la geopolitica, nell'interesse di tutta l'umanità, avrà bisogno di tanto buon senso da parte di tutti e di quella solidarietà civile che è spontaneamente emersa anche con l'esperienza del 27 maggio 1993.

(Foto di Angelo Faiazza)