Problematiche fitosanitarie del verde urbano

di Santi Longo
  • 27 March 2013
Nelle aree urbane, le piante, oltre a ossigenare l’aria, assolvono importanti funzioni ornamentali, paesaggistiche, ricreative e filtranti; tuttavia molte essenze sono spesso costrette a vegetare in ambienti non del tutto idonei alle loro specifiche esigenze fisiologiche e sono sottoposte a varie cause di stress alle quali, per la loro longevità e immobilità, non possono sottrarsi se non grazie a interventi antropici. 
Patogeni vegetali e parassiti animali sono fra le principali avversità biotiche. In particolare varie specie di insetti fitofagi, dotati di elevato potenziale biotico, di notevoli capacità di adattamento e di spiccata specializzazione trofica, infestano il verde urbano causando antiestetici deperimenti e persino la morte di alcune piante. 
Fra i fitofagi indigeni, o da tempo infeudati alle piante ornamentali e agrarie, che trovano in ambiente urbano valide condizioni ecologiche e insufficiente ecoresistenza vanno segnalati la cocciniglia Nidularia pulvinata (Planch.), e l’afide Phylloxera quercus Boyer de Fons. su leccio; nonché la polifaga cocciniglia Ceroplastes rusci L. e l’afide dei pini Pineus pini; problemi di ordine sanitario, sono provocati dalla Processionaria dei pini. Sempre più frequenti sono le infestazioni sostenute da insetti esotici accidentalmente introdotti; l’aumento delle aree a verde e le importazioni di vegetali esotici, nonché le mutate condizioni climatiche, hanno favorito l’acclimatazione di numerose specie di insetti in grado di pullulare nei nostri ambienti- Emblematici, al riguardo, sono i casi della Tigre del platano Corytuca ciliata (Say) e della polifaga Metcalfa pruinosa (Say); maggiore risalto hanno avuto le gravi infestazioni, su varie latifoglie, dei coleotteri asiatici del genere Anoplophora, per la cui eradicazione sono state adottate, con scarso successo, le drastiche misure previste dal D. M. 9.11.2007. Più ampia diffusione ha il Punteruolo rosso che, nonostante i Decreti Ministeriali di lotta obbligatoria del 2008 e del 2011, nell’arco di circa un decennio dalla introduzione in Italia, è ormai presente in forma altamente infestante in tutte le regioni rivierasche dove ha causato la morte di decine di migliaia di palme delle Canarie. Temibili, per le autoctone Palme nane, sono le infestazioni del lepidottero sudamericano Paysandisia archon Burm. Va tuttavia sottolineato che numerose altre specie di insetti e acari di recente, o di possibile, introduzione in Italia, potrebbero creare seri problemi fitosanitari nei centri urbani meridionali dove sono segnalate circa 150 specie di fitofagi esotici, il 70% dei quali afferenti all’ordine dei Rincoti. 
La protezione del verde, anche nelle aree antropizzate, deve essere effettuata nel rispetto dei principi ecologici, tossicologici ed economici sui quali si basa il controllo integrato che mira a limitare l’impiego di insetticidi di sintesi e privilegia le razionali pratiche colturali, le tecniche di lotta biologica basate sull’impiego di limitatori naturali o dei loro prodotti e i mezzi biotecnici quali le trappole a feromoni. 
Vari entomofagi, utilizzati per la lotta biologica in ambito urbano, hanno conseguito importanti risultati. Le trappole innescate con feromoni di sintesi sessuali, o di aggregazione, forniscono importanti indicazioni sulla presenza e diffusione di alcuni fitofagi contro i quali intervenire, solo se necessario, impiegando esclusivamente insetticidi registrati come prodotti fitosanitari autorizzati e tenendo presente che il loro impiego, anche se corretto, non sempre è in grado di risolvere adeguatamente i problemi fitosanitari. Spesso i danni alla vegetazione sono sopravalutati e i trattamenti vengono effettuati sulla base di soglie estetiche, stabilite sulla base di lievi alterazioni e sulla reale consistenza dei danni arrecati alle piante. 
La legislazione fitosanitaria disciplina l’impiego dei prodotti fitosanitari e stabilisce le misure di quarantena vegetale atte a impedire l’introduzione di fitofagi dannosi contro i quali, una volta acclimatatisi, vengono emanati i Decreti di lotta obbligatoria. 
Per ridurre i rischi connessi ad alcune cause di stress, fondamentale è la scelta delle essenze da mettere a dimora da basare su criteri tecnico-scientifici che privilegino i caratteri biologico colturali di resistenza, nonché di adattamento al suolo e alle condizioni delle aree urbane (inquinamento fotochimico, asfissia radicale, ecc.). 
Fondamentale è l'uso di piante che non richiedono cure manutentive particolarmente onerose che, per la loro rusticità sono in grado di adattarsi a condizioni climatiche e pedologiche sfavorevoli e di tollerare le innumerevoli cause di stress presenti nell'ambiente urbano le quali, spesso, possono seriamente pregiudicare la vitalità e il valore estetico delle specie vegetali. Per la valorizzazione estetico-paesaggistica e la riqualificazione ambientale di ambienti antropizzati, interessante è l’utilizzo dei cosiddetti wildflowers “fiori di campo” originati da specie ed ecotipi locali individuati fra le specie erbacee, spontanee o naturalizzate, dotate di elevato potenziale ornamentale e di biodiversità. In quanto habitat di molte componenti della fauna indigena. 
La gestione e la difesa del verde nelle aree urbane in relazione alle competenze richieste deve necessariamente coinvolgere figure specialistiche che vanno dal progettista del paesaggio, all’agronomo, al fitopatologo e all’entomologo in grado di progettare il verde e di gestire le avversità delle piante ornamentali su basi razionali.

Foto: ceroplaste su oleandro