L’impero dolce, costruzione della memoria dello zucchero italiano

di Luigi Rossi
  • 26 February 2014
Il 14 febbraio, a Roma, nella Sala Cavour del MIPAAF, è stato presentato un interessante progetto volto a valorizzare la memoria dello zucchero italiano. I primi tentativi di coltivazione e trasformazione della barbabietola da zucchero (Beta vulgaris) erano stati avviati durante il regno d’Italia instaurato da Napoleone, ma non ebbero successo ed il primo zuccherificio funzionante fu realizzato soltanto nel 1887 a Rieti, grazie a Emilio Maraini. 
Nel passaggio di secolo tra 800/900 si svilupparono la coltura e la trasformazione della barbabietola e ben 33 fabbriche furono avviate. Nello scorso secolo ben 120 zuccherifici sono stati costruiti in tutte le regioni italiane, eccetto la Val d’Aosta, con prevalenza in Emilia Romagna (44). A partire dagli anni ‘60, l’Italia, pur riducendo il numero degli zuccherifici, è stata costantemente il terzo produttore comunitario di zucchero, con un tasso di approvvigionamento pari al 100%. Grazie all’Ocm zucchero il settore ha potuto affermarsi e superare le varie crisi fino al 2006, quando la relativa riforma portò a un forte suo ridimensionamento riducendo di due terzi la produzione, con la inevitabile chiusura di ben 15 zuccherifici.
Su proposta del Politecnico di Milano e sotto la guida della prof.ssa Graziella Sibra, è stato avviato il progetto L’IMPERO DOLCE, costruzione della memoria dello zucchero italiano,  che vede la partecipazione della Biblioteca Storica Nazionale dell’Agricoltura (MIPAAF), della Direzione Generale per gli Archivi, di COPROB e dell’Associazione Nazionale fra i Tecnici dello Zucchero e dell’Alcole. Il progetto si propone di ricostruire anche sul piano culturale la storia dei 120 impianti sparsi sul territorio nazionale. Una parte importante nella costruzione del progetto sarà occupata dal recupero di documenti e dati, così come rilevante sarà l’impiego di tutti i prodotti informatici indispensabili per la loro fruibilità e accessibilità in tempo reale. 
Nel giugno 2013, il Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura dell’Unione europea, con l’approvazione della Riforma della PAC, ha praticamente concluso il processo di apertura ai mercati, decidendo anche di abolire, a partire dal 2017, le quote di produzione dello zucchero. Che sarà del settore bieticolo saccarifero italiano dopo tale data?  
Credo che oltre alla meritoria azione di ricostruzione storica e culturale degli impianti saccariferi in gran parte dismessi, si dovrà riflettere sul valore economico e sociale di un settore che non può essere abbandonato. Sarà allora necessario riscoprire anche lo straordinario valore delle ricerche di miglioramento genetico della barbabietola da zucchero realizzate da Ottavio Munerati (1875-1949). 
Egli avviò la produzione di seme italiano incrociando tipi selvatici di Beta marittima - che raccolse nelle dune fossili del Delta del Po e lungo gli argini del Po di Levante - con seme di provenienza estera. Iniziò una grande opera di ricerca basata su incroci e prove parcellari, ripetute con metodologia scientifica per più anni. Esaminò, così, il comportamento di decine di migliaia di “individui” con un lavoro di minuziosa attenzione, descrizione e catalogazione. Nel 1935 selezionò la linea RO 581, dotata di resistenza alla cercospora che rappresenta, il primo sostanziale progresso nella resistenza alla pericolosa fitopatia che distrugge l’apparato fogliare. Ancor oggi, tutte le varietà resistenti alla cercospora discendono direttamente dalla linea prodotta da Munerati. Al suo lavoro di coordinamento tra produttori e industriali si deve anche l’avvio della  “filiera” industriale e l’introduzione del metodo di pagamento sulla base del loro titolo zuccherino.