Il progresso della meccanizzazione agraria: storia di uomini e necessità, capacità e risorse

di Marco Vieri
  • 15 June 2011
Lo sviluppo delle macchine in agricoltura ha avuto indirizzi ed entità anche divergenti nelle diverse aree del mondo dove diverse erano le strutture sociali e ambientali.
Sempre però i progressi significativi sono sorti grazie alla combinazione di uomini capaci e attenti ai bisogni emergenti.
In tal senso, in un settore caratterizzato dalla povertà delle “forze” e delle risorse ausiliarie disponibili, l’intervento di “padri” quali i religiosi è stato più e più volte determinante: il processo trasformativo leonardiano trovava in questi la necessaria cultura multidisciplinare, la capacità di abbinare materiali e tecnologie in maniera non convenzionale, la forte aspirazione a risolvere un problema gravoso per l’uomo. Il fondatore della Accademia non a caso è un religioso Ubaldo Montelatici che nel 1753 la fonda con lo scopo di "far continue e regolate sperienze, ed osservazioni, per condurre a prefezionare l’Arte tanto giovevole della toscana coltivazione".  Molte sono le altre figure di religiosi che hanno fondato pietre miliari  nella storia della meccanizzazione: Nicolò Barsanti ( realizza nel 1853 insieme a Felice Matteucci il primo motore endotermico) e prima di lui Raffaello Lambruschini (1823 la teoria del versoio nel rovesciamento della fetta arata e le prime scuole di agraria nel 1830), e ancora Patrick Bell che nel 1825 aveva messo a punto la prima mietitrice per sopperire alla mancanza di manodopera conseguenza della massiccia emigrazione dei giovani dalla Irlanda a seguito della cosiddetta “carestia delle patate” della seconda metà del 1700).
All’opposto sono state le guerre e lo sviluppo delle tecnologie ad esse collegate che assumono un ruolo determinante. Le grandi mietitrebbie semoventi nascono in America dopo che la guerra di secessione aveva tolto per sempre all’agricoltura oltre 700.000 giovani e più di 2 milioni di cavalli.
Le guerre lasciano in eredità veicoli come i cingolati o la Pavesi Tolotti P4 che diventano risorse essenziali per mantenere l’agricoltura e consentire la diversificazione dei mestieri con la nascita in Italia dei lavoratori industriali e del “ceto medio”.
Oggi le tecnologie elettroniche e spaziali, sempre un distillato di ricerche e applicazioni militari ma anche di settori “ricreativi” consentono di governare in modo sempre più automatizzato le diverse fasi di una ritrovata ingegneria di sistema della complessa “Arte” agronomica.

(fOTO: archivio dei Georgofili)

Abstract della relazione svolta presso l'Accademia dei Georgofili l'11 giugno 2011, in occasione del CONVEGNO CELEBRATIVO DEI 100 ANNI DEL PRIMO TRATTORE ITALIANO