Crisi carne suina: il prezzo all'origine sceso del 20% al di sotto dei costi di produzione

  • 16 March 2016
I ripetuti ribassi registrati nella CUN (Commissiona Unica Nazionale) di queste ultime settimane hanno portato il prezzo della carne suina ben al di sotto dei costi di produzione, nonostante la consistente diminuzione del patrimonio suinicolo di questi anni. Negli ultimi 5 mesi la flessione media è stata intorno al 20% sia per le scrofe che per i suini da macello. Questa caduta delle quotazioni sta inesorabilmente sottraendo gli ultimi barlumi di vitalità a un comparto già da tempo provato. La denuncia è di Agrinsieme -il coordinamento che raggruppa Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari-. Il lavoro, la professionalità, l'esperienza, gli investimenti e soprattutto la passione di una vita stanno andando in fumo.
Il sistema allevatoriale -sottolinea Agrinsieme- è al collasso: soffre la mancanza di un programma strategico di rilancio della filiera e una forte competitività internazionale aggravata dall'embargo e dalle barriere doganali imposte da molti Paesi. Il protrarsi dell'embargo russo, per esempio, ha effettivamente stravolto il sistema allevatoriale suinicolo, non solo nazionale. Anche le misure di stoccaggio privato delle carni varate dalla Ue per sostenere il settore sono risultate inefficaci a fronte di una crisi strutturale del sistema. Inoltre si deve considerare che si prefigurano pesanti ripercussioni negative nella prossima primavera, quando i quantitativi stoccati dovranno essere reimmessi sul mercato.
Questa emergenza -secondo Agrinsieme- deve essere nuovamente posta con forza all'attenzione del Governo, coinvolgendo il Mipaaf, il Mise e il Ministero della Salute, per quanto di competenza relativamente alla rimozione delle barriere sanitarie.
"E' fondamentale definire con le amministrazioni e la filiera un Piano di supporto al settore -sostiene il coordinatore nazionale di Agrinsieme, Dino Scanavino- che attivi  azioni concrete e tempestive per la valorizzazione della carne di maiale e dei prodotti trasformati, la promozione della nostra salumeria a denominazione di origine sul mercato internazionale, il supporto al credito, la riduzione della pressione fiscale, la risoluzione delle limitazioni sanitarie ancora in atto in alcune aree del territorio. Non ultimo, si deve alzare l'attenzione sul nostro export, promuovendo interventi concreti verso nuovi mercati, a iniziare dalle aree del sud-est asiatico. Tutto questo deve essere fatto in fretta: troppi allevamenti sono allo stremo, mentre aumenta la già fortissima concorrenza tra i paesi comunitari produttori di carne suina. Non bisogna perdere altro tempo, sono in gioco le sorti di un comparto fondamentale della nostra agricoltura, vanto della nostra gastronomia e del Made in Italy".
Insomma, per Scanavino "serve un piano strategico, ma anche misure immediate di sostegno: nessuna strategia può nascere sui cocci del sistema allevatoriale". 


Da: A.S.A. Newsletter 415  - 14/03/ 2016