12 marzo 1933. Inaugurazione della nuova sede dell’Accademia dei Georgofili

di Lucia Bigliazzi e Luciana Bigliazzi
  • 12 September 2018
Con lettera da Roma del 22 marzo 1933 indirizzata al vicepresidente Bernardino Petrocchi, il Presidente dei Georgofili e Sottosegretario di Stato per la bonifica integrale, Arrigo Serpieri, ringraziava l’intero corpo accademico per l’organizzazione e l’ottima riuscita della cerimonia inaugurale della nuova sede accademica presso la Torre de’ Pulci, che aveva avuto luogo solo 10 giorni prima.

        Appena qui di ritorno, mi è gradito far giungere a Lei ed agli egregi Colleghi del Consiglio i miei più vivi ringraziamenti, per le squisite gentilezze e le cortesi festose accoglienze, fattemi, in occasione della inaugurazione della nuova sede e dell’anno accademico presso la R. Accademia dei Georgofili.
Con molti compiacimenti anche per la magnifica organizzazione della solenne cerimonia, invio cordiali saluti.

                                                                       Serpieri

Cadeva di domenica quel 12 marzo 1933 ed era stata giornata densa di impegni: alle ore 10.00, Serpieri aveva dato inizio alla cerimonia inaugurale del 180° anno accademico ed aveva presentato al pubblico per la prima volta il nuovo Consiglio in carica per il quinquennio 1933-1937, così come sancito dai decreti governativi del 24 novembre 1932 e 23 gennaio 1933.
Nella sua prolusione Serpieri aveva sottolineato quanto l’Accademia aveva fatto fino a quel momento e in tale contesto ricordava il puntuale rendiconto delle attività per il quinquennio precedente steso dal vicepresidente Petrocchi, ma il suo sguardo ora si rivolgeva al futuro, a quell’ “Italia rurale” che anche lui con la sua opera per la bonifica integrale contribuiva a creare.
Ringraziava l’autorità governativa per aver destinato in uso perpetuo all’Accademia l’antica Torre de’ Pulci ed uguale caloroso ringraziamento rivolgeva al Sovrintendente delle Belle Arti, Tito Poggi, che insieme all’architetto Castellucci ne aveva “guidato il restauro e l’adattamento”.
Avevano fatto seguito gli interventi di Marescalchi, Arcangeli, Benini (designato  a rappresentare il Presidente della reale Accademia d’Italia, Guglielmo Marconi - v. Foto 2)  ed infine quello di Starace a nome del Governo. Moltissime le personalità presenti a quella cerimonia, così come numerosi erano stati i rappresentanti di tante associazioni scientifiche e culturali.
Alle 10.35 l’Adunanza era stata sciolta e il Presidente aveva guidato i presenti ad una visita ai nuovi locali.
Il Comune aveva poi offerto un ricevimento nella sala dei Duecento e successivamente un ristretto numero di accademici e di personalità si erano riuniti per la colazione al Grand Hotel Baglioni & Palace: dodici in tutto con un menu che comprendeva anche dolce, caffè e vino Chianti rosso e bianco, per un totale di Lire 407,50. (V. Foto 3).
Infine, in tarda serata, offerto sempre dal Comune di Firenze, il gran Concerto presso il Politeama Fiorentino che di lì a poco avrebbe ospitato la manifestazione artistica del “Maggio musicale”.
Dopo tanto peregrinare fra sedi diverse (La Biblioteca Magliabechiana, la Marucelliana, Palazzo Vecchio, sedi conventuali soppresse dalla Riforma di Pietro Leopoldo, Palazzo Riccardi, l’Accademia delle Belle Arti), finalmente l’Accademia aveva trovato un luogo degno per accogliere libri, carte e documenti, testimoni indiscutibili della sua antica e prestigiosa storia.
Luigi Bottini, incaricato formalmente di seguire e coordinare i lavori di ristrutturazione della Torre de’ Pulci, poteva ritenersi soddisfatto: in appena un anno era riuscito ad ottenere lo sgombero dei locali destinati all’Accademia, aveva controllato lo stato di avanzamento dei lavori rendicontandone di volta in volta agli accademici ed aveva affrontato anche questioni che assai poco attenevano al ripristino della medievale torre, quanto piuttosto al decoro e alla morale.
Tale è il caso ad esempio di quella “casa di tolleranza” situata in via delle Carrozze n. 3, proprio di fronte e a poca distanza dalle finestre “del grande salone delle adunanze”. Per esigerne la chiusura o comunque il trasferimento in altro luogo si era mosso lo stesso Serpieri e reiterate erano state anche le richieste in tal senso di commercianti e manifattori di via Lambertesca e via delle Carrozze che avevano accolto con grande sollievo la notizia del trasferimento in quella zona della città dell’antica Accademia fiorentina, occasione anche per loro di godere del prestigio e riqualificazione che questo evento avrebbe apportato a quel quartiere. Singolare ed esemplificativa al riguardo la lunga missiva a Tito Poggi del 16 febbraio 1933 di Alfredo ed Enrico Prosperi della ditta Emilio Prosperi, nella quale essi sollecitavano provvedimenti contro quella “innominabile casa di meretricio”, addossata perfino “nella sua parte tergale” ad un luogo sacro, “ossia la Chiesa di S. Stefano e Cecilia”.


Foto 2 : delega di Marconi


Foto 3: il preventivo del Grand Hotel Baglioni